Nell’ultimo biennio in numerosi Stati membri del Consiglio d’Europa sono stati individuati casi di persecuzione ai danni di avvocati e molti casi di interferenze con il loro ruolo di protagonisti nell’amministrazione della giustizia, ed in alcuni Stati queste interferenze sono significativamente in aumento. Non è certo un caso che l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa – l’organizzazione europea per la difesa dei diritti fondamentali che include 47 Paesi tra cui i 27 dell’UE – abbia fatto proprio sin dal 2018 l’invito all’approvazione di una nuova Convenzione Europea sulla Professione di Avvocato, formulata da due Organi dello stesso Consiglio d’Europa, il Comitato Europeo sulla Cooperazione Giuridica (CDCJ) e il Comitato Europeo sui problemi Penali (CDPC). La Convenzione sulla professione di Avvocato approvata nel 2020 dal Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa (Raccomandazione n. (2000)21) si poneva l’obiettivo di promuovere la libertà di esercizio della professione forense per il rafforzamento dello Stato di Diritto e la consapevolezza che un giusto sistema di amministrazione della giustizia deve garantire l’indipendenza del difensore e la piena libertà e sicurezza nell’esercizio dell’attività professionale. Tuttavia quella Convenzione è rimasta ferma a livello di affermazione dei principi. La nuova Convenzione dovrebbe concretizzarsi in uno strumento vincolante per gli Stati che, come tale, comporterebbe obbligazioni vincolanti e ne farebbe un efficace strumento di attuazione, facilitandone la diffusione anche in Stati terzi e sviluppando la cooperazione circa un sistema di buone pratiche condivise. Gli studi preliminari di fattibilità disposti dal Consiglio d’Europa hanno dato esito positivo e lo scorso 24 novembre il Comitato dei Delegati dei Ministri ha disposto l’istituzione di un Comitato di esperti incaricato di redigere il testo della Convenzione, i cui costi saranno sostenuti dal Consiglio d’Europa stesso. Il contenuto della Convenzione dovrà ricomprendere gli standard minimi applicabili al diritto dell’avvocato di esercitare liberamente le sue attività professionali, e assicurare la protezione e indipendenza del difensore, oltre che includere l'istituzione di un sistema di attuazione delle norme da parte degli Stati membri. La predisposizione – e approvazione – in forma vincolante della Convenzione europea sulla professione di Avvocato è l’occasione di tradurre in norma cogente dei sacrosanti principi di diritto, che ogni governante afferma e dichiara di sostenere. Si tratta ora di passare all’azione politico normativa concreta e la presenza di un rappresentante del nostro Paese nel Comitato di esperti, sarebbe il segnale concreto dell’attenzione del nostro Governo verso il ruolo essenziale degli Avvocati nell’amministrazione della Giustizia.   Francesca Sorbi, capo delegazione italiana al CCBE Massimo Audisio, avvocato esperto per il CNF nel Comitato Access to Justice presso il CCBE