È raro che la notizia sull’archiviazione di un’indagine si diffonda e che venga subito dopo smentita. È successo ieri con il fascicolo aperto a carico dell’ex procuratore di Milano Francesco Greco, che sul proprio caso pare dunque debba ancora attendere la decisione del Tribunale di Brescia, competente per i procedimenti in cui siano coinvolti (o offesi) colleghi milanesi. Nel corso della mattina era circolata, con i crismi di un’attendibile ufficiosità, la voce che il gip di Brescia avesse accolto la richiesta d’archiviazione presentata già ottobre, nei confronti di Greco, dal pm titolare dell’indagine, Donato Greco (omonimia che non semplifica la materia) e dallo stesso capo della Procura bresciana, Francesco Prete. Poche ore dopo la breve smentita del Tribunale di Brescia: l’ufficio giudicante «precisa» - in merito alle «notizie di stampa» sull’archiviazione - che il gip di Brescia assegnatario del fascicolo, «allo stato, non ha adottato alcun provvedimento sulla richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero». LEGGI ANCHE: «Non parlo di Colle». Draghi sceglie la strada del silenzio per rimanere in corsa Non è chiaro se si tratti solo di un passaggio formale in arrivo ma non ancora completato o di un’informazione del tutto priva di riscontro nei fatti. Ma appunto colpisce come le incognite si moltiplichino proprio in relazione a indagini che riguardano magistrati. Ed è difficile non interpretare l’episodio come il segnale delle tensioni tuttora innescate, all’interno dell’ordine giudiziario, attorno alle inchieste che riguardano proprio le toghe. Greco, l’ex procuratore milanese, era stato iscritto al registro degli indagati per rifiuto d’atti d’ufficio riguardo agli interrogatori dell’avvocato Piero Amara condotti dal pm Paolo Storari. Identiche contestazioni restano aperte a carico di una procuratrice aggiunta dell’ufficio diretto da Francesco Greco fino a poche settimane fa, Laura Pedio. Se per gli inquirenti bresciani non spettava al procuratore della Repubblica verificare che si desse seguito a ogni atto d’indagine, tale “esonero” non vale, secondo gli stessi pm, per chi come la dottoressa Pedio coordinava quel filone. I verbali di Amara sono fin qui costati l’indagine, e un’udienza preliminare già in calendario il 3 febbraio, anche allo stesso Storari e a Piercamillo Davigo per rivelazione di segreto: secondo l’accusa, il primo consegnò impropriamente gli atti sulle confessioni di Amara al secondo, che le acquisì al di fuori delle procedure corrette.