L’amministrazione di Hong Kong condanna le «mele cattive» nei media e avverte di non utilizzare i media a fini politici o per altri scopi, dopo il blitz a Stand News che ha portato all’arresto di sei giornalisti per «cospirazione» e alla chiusura, annunciata oggi, del maggiore organo di orientamento pro-democrazia rimasto a Hong Kong dopo la chiusura nei mesi scorsi del gruppo Next Digital di Jimmy Lai. Il magnate dei media pro-democrazia, fondatore del tabloid Apple Daily, si trova già in carcere per molteplici accuse, tra cui violazioni della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino. Leggi anche: Hong Kong risponde alla retata di giornalisti: le copie di Apple Daily vanno a ruba «Chiunque tenti di usare i media come uno strumento per perseguire scopi politici o altri interessi contravvenendo alla legge, in particolare reati che mettono a repentaglio la sicurezza nazionale, sono elementi cattivi che danneggiano la libertà di stampa», ha dichiarato il segretario capo di Hong Kong, John Lee, numero due dell’ex colonia britannica. Il vice di Carrie Lam, rivolgendosi ai giornalisti, ha poi aggiunto «i dipendenti professionisti dei media dovrebbero riconoscere che queste sono mele cattive che abusano della loro posizione semplicemente indossando i falsi panni di dipendenti dei media. Dite no a queste persone», ha aggiunto «e statene alla larga».

La denuncia di Amnesty International

«Prosegue senza sosta la campagna repressiva nei confronti della libertà di stampa a Hong Kong», scrive Amnesty International sul suo sito, sottolineando che gli arresti, eseguiti all’alba da oltre 200 agenti di polizia al termine di un’irruzione nella redazione, sono stati giustificati sulla base di un’arcaica legge coloniale aggiornata l’ultima volta negli anni Settanta. La stessa accusa di «pubblicazione sediziosa» si era aggiunta, il giorno prima, alle altre mosse nei confronti del già chiuso quotidiano Apple Daily.