L'accesso «indiscriminato» in Cassazione ha costi «insostenibili»: sia in termini economici, che di diritto. E' questo, in sintesi, l'allarme lanciato dalla sezione dell'Anm della Suprema Corte, per la quale il ricorso in terzo grado, se non opportunamente regolato, può influire «negativamente sull’affermazione della certezza del diritto, valore cardine del nostro ordinamento e sul principio della ragionevole durata dei processi, che costituisce un diritto fondamentale della collettività e non solo del singolo». «La garanzia di accesso in Cassazione», infatti, agirebbe sul volume del contenzioso - con una media di oltre 30mila sentenze all'anno - e sulla crescita dell'arretrato, senza che il giudice di legittimità, per come è impostato, riesca a garantire un effetto deflattivo del contenzioso di merito. Un problema che riguarda tanto la sezione tributaria, quanto «tutto il settore civile della suprema Corte», sottolinea l'Anm. Per questa ragione - secondo quanto riporta dal Sole 24 Ore - in un documento dello scorso 29 novembre, le toghe hanno proposto di «ripensare in termini generali a come rivedere il punto di equilibrio tra il diritto di accedere in Cassazione a prescindere dal valore della controversia e dalla materia trattata riconosciuto dall’articolo 111, comma 7, della Costituzione e la funzione nomofilattica e quale valore essenziale dell’ordinamento e garanzia fondamentale in quanto volta a realizzare il principio fondamentale dell’eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge mediante l’uniformità di trattamento e di interpretazione». Il dato di partenza ha a che fare con il numero di pendenze e i tempi di risposta della giustizia, che si dilatano con l'aumentare dell'arretrato. Per rendere il quadro basta considerare che la media dei procedimenti iscritti negli ultimi cinque anni alla Suprema corte supera i 33mila l’anno. E nel 2020, la sola sezione tributaria ha ricevuto 9.841 ricorsi, di cui ne ha definiti 9.070. Proprio per abbattere il contenzioso tributario, l'Anm individua una possibile soluzione nell'istituto del rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione da parte del giudice di merito. Uno strumento già previsto dalla riforma del processo civile, e che nelle intenzioni dovrebbe avere un effetto deflattivo molto forte, in quanto consente ai giudici della Suprema Corte di esprimere un principio di diritto contestualmente al sorgere del contenzioso e non a distanza di anni.