I detenuti continuano a suicidarsi. L’ultimo caso è avvenuto nel carcere Torre del Gallo di Pavia. Parliamo di un 46enne che stava scontando una pena a 5 anni e 4 mesi di reclusione per violenze e maltrattamenti. Si trovava in isolamento nel reparto protetti, dopo essere rientrato nella casa circondariale in seguito a una visita in ospedale. L’uomo si è suicidato con un lenzuolo annodato, approfittando proprio del suo stato di solitudine in cella e di un momento di mancanza di sorveglianza.

È il secondo suicidio dall'inizio del mese a Pavia

Si è trattato del secondo suicidio nel giro di un mese nel carcere pavese: il 25 ottobre scorso si è tolto la vita un detenuto di 36 anni. Anche in quel caso, parliamo di un ragazzo che ha approfittato di un momento di solitudine e di attenuamento della sorveglianza. Il suicidio del detenuto, originario del Torinese, su cui è in corso una inchiesta della procura, è stato il primo episodio più grave tra i diversi gesti di autolesionismo che si stanno verificando tra le sbarre, da diversi mesi, nella casa circondariale di Pavia.

La denuncia della garante provinciale di Pavia Laura Cesaris

«La situazione è molto preoccupante – ha denunciato, in quell’occasione, la garante dei detenuti delle tre strutture provinciali Laura Cesaris, docente di Giurisprudenza all’Università di Pavia –. I gesti di autolesionismo sono frequenti e sono, a mio avviso, la spia di un disagio sempre più diffuso e di un degrado ambientale, oltre che strutturale, che il carcere di Pavia sta vivendo». Per la garante tra i nodi critici di Torre del Gallo c’è il sovraffollamento. «Questa è una situazione che si trascina da tempo e che va a esasperare altre situazioni, come la presenza alta di detenuti con patologie psichiatriche – ha spiegato Cesaris –. A questo bisogna aggiungere l’assenza di progetti per i detenuti, che possano rappresentare un’alternativa al malessere per la condizione della detenzione, come ad esempio i corsi scolastici, che da quest’anno si sono notevolmente ridotti. Ho scritto anche al ministero e ora aspetto una risposta».

Cinquantesimo suicidio su 124 detenuti deceduti

Con questo tragico episodio, siamo giunti al 50esimo suicidio dall’inizio dell’anno, su un totale di 124 detenuti deceduti. Una ecatombe di suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, overdose. Ritornando al carcere di Pavia - esempio che rappresenta le criticità generali delle nostre carceri -, gli episodi di autolesionismo e il sovraffollamento si intrecciano con un altro problema: la carenza di medici. «C’è una totale insufficienza di assistenza sanitaria – ha denunciato sempre la garante dei detenuti Laura Cesaris –. Ci sono pochissimi medici in servizio, costretti a coprire i turni. I bandi purtroppo vanno deserti, perché fare il medico in carcere non riscuote interesse. Bisognerebbe perciò rendere più allettante questi incarichi, sia sul piano economico che dei punteggi. Questa carenza esaspera le situazioni di fragilità. Per quanto riguarda la psichiatria è prevista una copertura di medici fino al 31 dicembre, poi potrebbero restare solo in due. Si rischia il collasso».

Con l'aumento del sovraffollamento i rischi aumentano

Tutte problematiche che ritornano con prepotenza al livello nazionale. Finito l’effetto pandemia che, grazie soprattutto al lavoro della magistratura di sorveglianza, il sovraffollamento era cominciato a scendere, ora si rischia di ritornare ai numeri allarmanti come recentemente denunciato dal Garante nazionale delle persone private della libertà. Tutto questo, nonostante sia stato prorogato il decreto "Ristori” per quanto riguarda il tema di licenze premio, permessi premio e detenzione domiciliare. Evidentemente non bastano, ma servirebbe un decreto ad hoc. Una terapia d’urto che disinneschi il malessere che affligge sia gli operati penitenziari che detenuti e detenute.