«Con il conferimento della cittadinanza a Mareya Bashir, l’Italia accoglie una magistrata che si è tanto battuta per la costruzione dello stato di diritto e per la libertà e l’eguaglianza delle donne in Afghanistan. Con questo provvedimento, il nostro Paese rinnova anche la sua vicinanza e il suo impegno concreto, in difesa di tutte le altre donne tuttora esposte a violenza in quel Paese». La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, commenta così la decisione del Consiglio dei Ministri di conferire la cittadinanza italiana per meriti speciali all’ex Procuratrice generale della provincia di Herat, che era stata già accolta a Roma dalla Guardasigilli il 9 settembre.

Bashir ora è italiana, c'è la firma di Mattarella

A concedere la cittadinanza è un decreto del Presidente della Repubblica. «Al Presidente Sergio Mattarella va tutto il mio ringraziamento: è a tutti nota la sensibilità con cui segue da vicino le vicissitudini del popolo afgano e in particolare le condizioni delle donne. Per il conferimento di questa cittadinanza, oltre al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, voglio ringraziare i ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio, per aver sostenuto la mia segnalazione. Ma voglio altresì ringraziare il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e attraverso lui tutte le nostre Forze armate - per aver aiutato la Procuratrice Bashir e molti altri cittadini afgani a mettersi in salvo». Per Cartabia «attraverso il conferimento della cittadinanza a Mareya Bashir, l’Italia vuole manifestare anche la propria fattiva vicinanza a tutte le altre donne afgane, che continuano a lottare per la loro libertà e i loro diritti, anche pagandoli a caro prezzo».

Chi è Mareya Bashir

Mareya Bashir negli ultimi 25 anni si è battuta per i diritti delle donne, per l'istruzione e contro i matrimoni forzati. È stata per quasi 10 anni Procuratore Generale della Provincia di Herat, prima donna nella storia dell'Afghanistan a ricoprire quell'incarico. La sua collaborazione con l'Italia inizia nel 2001 quando, dopo la caduta del regime dei Talebani, è diventata pubblico ministero presso il dipartimento per la pubblica sicurezza di Herat. Segno di stima e fiducia reciproche è il fatto che i militari italiani hanno provveduto alla sicurezza e alla scorta armata della procuratrice Bashir e addestrato le sue guardie del corpo. Il team italiano per la ricostruzione della Provincia ha anche costruito il nuovo edificio della sua sede di lavoro. Magistrati italiani hanno contribuito alla creazione di sezioni specializzate presso la Procura Generale di Herat per le indagini relative a reati commessi contro donne e minori: la prima unità in Afghanistan a sviluppare un lavoro in ambito giudiziario contro la violenza di genere, un progetto pilota poi esteso anche a Kabul. Nel 2015, Mareya Bashir ha poi fondato Bayat Adalat (che significa «Deve esserci giustizia»), uno studio legale impegnato nella difesa dei diritti delle donne, di cui è stata direttrice fino al momento in cui ha dovuto lasciare l'Afghanistan. Sotto la sua guida, Bayat Adalat ha aiutato migliaia di donne afghane a prendere conoscenza dei loro diritti, portando in tribunale molti casi relativi a violenze domestiche. Quale ulteriore contributo alla costruzione dello stato di diritto, è stata promotrice di un programma di formazione per agenti di polizia donne, realizzato alla base italiana di «Arina Camp», nei pressi dell'aeroporto di Herat, la formazione è stata assicurata dalle militari italiane. Ad agosto è riuscita a lasciare l'Afghanistan, andando prima ad Ankara e da lì in Italia, dove è arrivata il 9 settembre2021, accolta all'aeroporto dalla ministra Cartabia.