di Vincenzo Comi, presidente della Camera penale di Roma  Sotto gli occhi di tutti c’è una esigenza improcrastinabile: una riforma concreta e reale dell’ordinamento giudiziario. Serve una riforma in grado di dare credibilità al sistema e ai cittadini, che oggi diffidano di una tra le più importanti funzioni di uno stato di diritto. Negli ultimi tempi abbiamo vissuto situazioni profondamente allarmanti che impongono - come ha severamente ammonito il presidente della Repubblica Mattarella - una rigenerazione etica della magistratura. La riforma dell’ordinamento giudiziario passa necessariamente attraverso la riforma del Csm, e quindi delle modalità di nomina e di funzionamento dell’organo di autogoverno della magistratura. L’obiettivo è chiaro: evitare che una nobile funzione possa essere trasformata in un potere illimitato. La credibilità della giustizia fornisce un parametro fondamentale di civiltà e di sviluppo di un Paese democratico. Non esiste una vera democrazia quando il cittadino non ha fiducia nella magistratura. E noi avvocati siamo i primi testimoni di questo deleterio clima culturale. Abbiamo sul tavolo la proposta di legge costituzionale per la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, che rappresenta la più importante sfida per una riforma definitiva del nostro sistema. La separazione è la precondizione necessaria per assicurare l’indipendenza e l’imparzialità del giudice penale: senza questa il rischio della sua subalternità all’accusa è concreto e reale, come acutamente osservato dal presidente emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese. Il processo penale muore senza un giudice imparziale, vive con un giudice equidistante e indipendente dalle parti. In un dibattito che si svolgerà domani 9 novembre dalle 15 sulla piattaforma zoom, organizzato dalla Camera penale di Roma, abbiamo voluto mettere sul tavolo le esperienze di alcuni degli avvocati (Nicola Buccico, Guido Calvi) che hanno fatto parte del Csm negli anni passati e di uno, Alessio Lanzi, presente nella consiliatura attuale, ai quali chiederemo anche una loro valutazione sulle prospettive di riforma del Consiglio superiore. Abbiamo voluto anche ospitare un autorevole magistrato, la dottoressa Elisabetta Rosi, per sentire la sua opinione. Abbiamo chiesto al collega Rinaldo Romanelli, che è il responsabile dell’Osservatorio Ucpi, di intervenire sulle proposte dell’Unione trasmesse alla commissione di riforma Luciani. In sostanza vogliamo mettere sul piatto e diffondere un tema come questo, che riguarda tutti i cittadini, e vogliamo contribuire a costruire un percorso virtuoso finalizzato a rafforzare l’etica pubblica.