Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha cambiato idea. Una buona notizia, se è vero com'è vero che solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione, come diceva il poeta James Russell Lowell. L'ormai ex grillino calabrese, cacciato di "casa" dopo la sua decisione di non votare la fiducia al governo Draghi, ha inserito la retromarcia su una delle grandi battaglie del M5S, da sempre a caccia dei "privilegi" della politica. Il senatore calabrese ha infatti chiesto alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, di ripristinare lindennità dovuta per il ruolo che occupa, come riportato oggi dal Fatto Quotidiano. Morra aveva rinunciato agli emolumenti dovuti per la carica aggiuntiva nel nome della sobrietà istituzionale cui si è sempre richiamato, almeno sulla carta, il partito di Beppe Grillo. Ma ora, uno dei più intransigenti bacchettatori dei privilegi della presunta casta ha fatto un passo indietro. Chiedendo, addirittura, di poter avere anche ciò a cui ha rinunciato nel periodo in cui era ancora nella squadra grillina. Un tesoretto da circa 1.300 euro netti in più al mese, per un totale di 50mila euro, considerando che la sua elezione risale a novembre 2018.