«Per eliminare il correntismo non basta rivedere la legge elettorale. Occorre anche agire su altri piani. L'introduzione di criteri più stringenti per le nomine, la creazione di un’Alta corte per i procedimenti disciplinari (con revisione costituzionale), l’elezione non contemporanea dei membri del Csm e la rotazione della vicepresidenza potrebbero ad esempio contribuire ad allentare la morsa delle correnti». A dirlo è il laico di Palazzo dei Marescialli e presidente della Rete europea dei Consigli di Giustizia (Encj) Filippo Donati, finito nei giorni scorsi nel mirino di ignoti che non avrebbero gradito l’esclusione della Polonia dall’Encj.

Professore, può raccontarci cos’è successo?

Ho ricevuto una mail, mentre ero di ritorno dall’assemblea generale di Vilnius, con una serie di offese alla mia persona, accuse di aver violato la dignità della Polonia e minacce. Il tutto scritto in un tedesco un po’ maccheronico. Ho fatto denuncia all’autorità giudiziaria, ma spero che si tratti solo della trovata estemporanea di un matto.

Il riferimento delle minacce è dunque alla decisione di espellere il Krs, l’omologo polacco del Csm, dallEncj. È il primo atto concreto da parte di un organismo europeo contro la Polonia per il mancato rispetto dello Stato di diritto. Qual è il quadro?

Tutti gli organi europei sono in prima linea in questa battaglia per tutelare l’indipendenza dei giudici: la Commissione, con numerose azioni di infrazione, il Parlamento, con varie risoluzioni e la Corte di Giustizia, con numerosi provvedimenti. La Rete che presiedo ha il compito di coordinare tutti i Consigli superiori della magistratura europei, quindi di dare delle linee guida e anche garantire che i Consigli possano realizzare il loro obiettivo principale, che è tutelare e promuovere l’indipendenza dei giudici. Fanno parte dell'Encj gli organi di governo autonomo dell’Unione europea; partecipano inoltre alla rete, come osservatori, la Corte di Giustizia, i ministri della giustizia dei ( pochi) paesi dell'Unione europea che non hanno un organo di autogoverno della magistratura, i Consigli di giustizia del Regno Unito e degli Stati che aspirano ad entrare nell’Unione. Requisito essenziale per essere membro dell'Encj è che il Consiglio sia indipendente dal potere esecutivo e legislativo.

Per effetto di una riforma legislativa del 2017, il Consiglio polacco è finito sotto il controllo della maggioranza di governo. Ed è un problema grave, perché il Krs ha un ruolo centrale nella nomina dei giudici. La Corte di giustizia ha ritenuto che la sezione disciplinare, composta da giudici nominati dal Krs, sia priva di indipendenza e ha imposto alla Polonia una multa di 1 milione di euro per ogni giorno in cui verrà mantenuta in funzione. Questa decisione ha avuto un'ampia risonanza sui media polacchi, perché la violazione dei principi dello Stato di diritto, in particolare con riguardo all'obbligo di garantire l'indipendenza della magistratura, può portare blocco dell'erogazione dei fondi dell'Unione europea. Per questo c’è una grande attenzione in Polonia sulle decisioni delle istituzioni europee, e anche dell'Encj, con riguardo all'indipendenza della magistratura.

A proposito di indipendenza, il Csm italiano ha criticato, nel suo parere alla riforma, la volontà di affidare al Parlamento il compito di stabilire i criteri di priorità per l’azione penale. Secondo lei ci sono dei rischi?

La Costituzione stabilisce il principio di obbligatorietà dell’azione penale. Il Csm, con le sue circolari, permette ai procuratori della Repubblica di stabilire i criteri di priorità nella trattazione dei procedimenti penali. Stabilire criteri di priorità non vuol dire rinunciare all'obbligo di esercitare l’azione penale per alcuni procedimenti rispetto ad altri. La riforma si limita a spostare il potere di individuazione dei criteri di priorità dalle singole procure al Parlamento. Ma l’organo legislativo non potrà mai impedire ad un pubblico ministero di esercitare l’azione penale.

Per valutare il funzionamento di questa riforma occorrerà attendere la sua attuazione. Laddove il Parlamento esercitasse questo potere in maniera tale da violare il principio di obbligatorietà dell’azione penale, saremmo in presenza di un atto incostituzionale. Il Parlamento ben può stabilire orientamenti in materia di politica criminale, dettando criteri generali, rispettosi dell'autonomia delle procure e dei principi costituzionali.

All’orizzonte c’è anche la riforma del Csm. L’argomento più discusso è il sistema elettorale, nel tentativo di limitare le degenerazioni del correntismo. Secondo il consigliere Di Matteo il sorteggio temperato, proposto da Forza Italia, potrebbe essere una soluzione. Cosa ne pensa?

Dubito che la riforma del sistema elettorale sia sufficiente ad eliminare il correntismo. Il legislatore ha provato molte volte a rivedere la legge elettorale per contenere i poteri delle corrente, senza mai realizzare l'obiettivo. Il sorteggio, poi, è una soluzione non in linea con quello che dice la Costituzione oggi. Il compito che aspetta il Parlamento è dunque assai difficile.

Per affrontare il problema del correntismo occorre agire anche su altri campi: l'introduzione di criteri più stringenti per le nomine, la creazione di un’Alta corte per i procedimenti disciplinari ( con revisione costituzionale), l’elezione non contemporanea dei membri del Csm e la rotazione della vicepresidenza potrebbero ad esempio contribuire ad allentare la morsa.

A tal proposito, c’è ancora in ballo la nomina del procuratore di Roma, la goccia che ha fatto traboccare il vaso nel caso Palamara. Tale decisione, però, viene continuamente rinviata, nonostante le pronunce di Tar e Consiglio di Stato. Il Csm, qualche tempo fa, ha discusso dei limiti che tali organi avrebbero posto alla discrezionalità dell’organo di governo autonomo rispetto alle nomine. Si sta dunque temporeggiando in attesa della sentenza di Cassazione per dirimere questa questione?

La situazione mi sembra abbastanza semplice: abbiamo una nomina che è stata ritenuta illegittima da Tar e Consiglio di Stato. Il Csm deve esercitare la riedizione del potere e scegliere tra i tre candidati in lizza il migliore sulla base del curriculum, tenendo conto anche delle indicazioni che vengono dalla giurisprudenza.

A chi critica i presunti limiti imposti da Palazzo Spada cosa risponde?

I giudici amministrativi si sono limitati a un controllo esterno sulle modalità di esercizio del potere. Il Tar e il Consiglio di Stato hanno riscontrato vizi procedurali, incongruenze, illogicità nella delibera che è stata assunta. La conseguenza è la necessità di un nuovo esercizio del potere, senza incorrere nei vizi che hanno reso illegittima la precedente delibera.

E quando si discuterà di questa nomina, dati i continui rinvii?

Questo è un mistero imperscrutabile...