La toga indossata con onore, come una seconda pelle, fino alla fine della propria esistenza terrena. L’avvocato Tommaso Calculli è scomparso lunedì scorso all’età di 99 anni. È stato iscritto al Coa di Matera per ben settantaquattro anni: dal 25 ottobre 1947 fino al giorno della sua morte, avvenuta il 25 ottobre 2021. Ai 74 anni di iscrizione come avvocato vanno anche aggiunti altri due anni come praticante. Per ben 76 anni Calculli ha fatto parte dell’Ordine degli avvocati di Matera. Probabilmente un record per l’avvocatura italiana. Con Calculli se ne va un pezzo di storia della città dei Sassi. Se ne va, come hanno detto alcuni colleghi presenti all’esequie nella chiesta di Cristo Re, anche un pezzo di quell’avvocatura che aveva ancora una visione romantica della professione, caratterizzata da schietti rapporti umani con i propri assistiti senza essere travolti da mille altri adempimenti, che oggi possono distogliere dall’attività di studio. Nato in una famiglia di umili origini, Tommaso Calculli conseguì nel 1945 la laurea in giurisprudenza nell’Università degli Studi di Bari. «Si laureò all’insaputa dei genitori e festeggiò mangiando pane e pomodoro prima di rientrare a Matera», ricorda il figlio, l’avvocato Francesco Calculli. I giovani dell’epoca vennero risucchiati dagli eventi storici. Durante la Seconda guerra mondiale, Calculli decise di arruolarsi come volontario dell’Esercito Italiano. Le operazioni belliche infiammavano l’Europa e il Nord Africa. Gli impegni universitari trattennero però in Italia il giovane Calculli. La destinazione sarebbe stata la Libia, a Bir el Gobi, teatro di uno degli scontri più cruenti tra le truppe italiane e quelle britanniche. Gli studi a Bari gli salvarono la vita. Con la fine della Seconda guerra mondiale si aprì la lunga fase della ricostruzione del nostro Paese e per Tommaso Calculli iniziò la carriera di avvocato. Nei primi tempi lo studio professionale era condiviso con la camera da letto e l’unico mezzo per spostarsi da una parte all’altra di Matera era la bicicletta. La sacralità del diritto di difesa, l’attenzione umana e professionale per gli assistiti e la preparazione hanno fatto di Calculli uno degli avvocati più apprezzati a Matera e in Basilicata. Con la ricostruzione post bellica anche le prime grandi riforme, compresa quella agraria, di cui ancora oggi in Lucania si apprezza l’eredità. Calculli divenne un esperto della normativa che riequilibrò i rapporti tra grandi proprietari terrieri e contadini, dando a questi ultimi dignità e migliori condizioni di vita. «Tommaso Calculli – commenta Ferdinando Izzo, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Matera – ha rappresentato un vanto per il nostro Foro. Lo dimostra prima di tutto la longevità della sua iscrizione al Coa. Credo che siano stati pochi gli avvocati in Italia a rimanere iscritti all’albo per oltre settant’anni di fila. L’avvocato Tommaso Calculli è stato un gentiluomo, ha dato lustro al nostro Coa con una permanenza lunghissima e indimenticabile. La sua scomparsa lascia un vuoto, ma allo stesso tempo consegna a tutti i colleghi di Matera, giovani e meno giovani, uno splendido esempio di preparazione e di attaccamento alla toga. Uno stimolo a svolgere una professione impegnativa e delicata con entusiasmo sempre rinnovato. La sua umanità e la sua difesa in favore dei più deboli sono due tratti significativi del nostro illustre collega scomparso poco prima di compiere un secolo di vita. Il suo ricordo vivrà per sempre in tutti noi». Non solo avvocato. Tommaso Calculli è stato pure un giornalista e un divulgatore. «Mio padre - dice Francesco Calculli – ha fondato il “Gazzettino economico della Lucania”. Un giornale molto attivo nel dopoguerra nel quale si lanciavano continui messaggi di fiducia per il futuro e la ripresa dell’Italia. La comunicazione è una qualità dell’avvocato e mio padre lo sapeva bene. Non a caso abbracciò con passione questa iniziativa editoriale». Oggi, con i mutamenti ai quali stiamo assistendo nella professione forense, l’esempio umano e professionale di Tommaso Calculli è preso come modello per tutti coloro che indossano la toga. Lo sanno bene il figlio, Francesco, ed il nipote, Tommaso. Eredi di una importante tradizione forense destinata a proseguire.