Chi lha detto che onestà e senso della realtà non possano andare di pari passo? Sembra questo il quesito che da un po di tempo accompagna lagire politico del Movimento 5 Stelle. Anche in materia di giustizia. Così, il partito che un tempo chiedeva la galera preventiva per chiunque, sulla base dellantico adagio casaleggiano «al minimo dubbio, nessun dubbio», oggi si ferma a riflettere. E a mettere in atto una profonda autocritica sul passato forcaiolo. Prima i timidi ripensamenti su Bibbiano, poi le scuse pubbliche a Uggetti, ora proposte concrete per guarire i sindaci dalla sindrome della firma, quella che ti porta a contare fino a mille prima di sottoscrivere un atto qualunque per evitare di finire in prigione o sotto inchiesta. E se già un anno fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte era riuscito a imporre ad Alfonso Bonafede una norma che circoscrivesse lapplicazione dellabuso dufficio a "specifiche regole di condotta", adesso è il senatore grillino Vincenzo Santangelo a proporre un ddl in commissione Affari costituzionali per chiedere la semplice aggiunta di un comma allarticolo 54 del Testo unico degli enti locali, che specifichi: «Il sindaco, quale ufficiale del Governo, nell'esercizio delle funzioni, risponde esclusivamente per dolo o colpa grave per violazione dei doveri d'ufficio». Una rivoluzione nellimmaginario pentastellato su cui tanto avranno influito le inchieste a carico di Virginia Raggi e Chiara Appendino. Meglio tardi che mai.