«Da dove deve cominciare questa svolta etica se non dal Csm e, in particolare, da chi ne impersona limmagine di istituzione al minimo storico di credibilità? Cosa aspetta il vicepresidente Ermini a dimettersi? E cosa aspetta lAnm a chiederglielo?». Sono gli interrogativi posti dal gruppo dei magistrati eletti al comitato direttivo centrale dellAssociazione nazionale magistrati nella lista Articolo 101, Giuliano Castiglia, Stefania Di Rienzo, Ida Moretti e Andrea Reale, in relazione alla vicenda dei verbali dellavvocato Pietro Amara. «Negli ultimi giorni i media hanno offerto nuove puntate della saga Amara, incredibilmente sempre più allarmanti e desolanti» sottolineano, evidenziando come da quanto emerge dai questi resoconti «le versioni del procuratore della Repubblica di Milano e del procuratore generale della Cassazione, sui colloqui tra loro relativi alla vicenda in esame, divergono radicalmente». In particolare, stando a quello che scrive il giornalista Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, «il procuratore di Milano sembra prospettare che al Csm abbiano omesso di fare denuncia: "la prima cosa che avrebbe dovuto fare era avvisare che cera stata una fuga di notizie (...)"». E, prosegue la nota, «non mancano neppure gli episodi grotteschi, con incontri nelle scale di Palazzo dei Marescialli, summit in cortile con i cellulari appositamente lasciati nelle stanze, secondo un protocollo assai spesso impiegato come indizio di non apprezzabili responsabilità. E protagonista assoluto della narrazione resta il vicepresidente David Ermini». Le toghe di Articolo 101 sottolineano che «stando sempre al racconto di Ferrarella, il vicepresidente del Csm avrebbe addirittura "confessato" di avere appreso di quella che gli inquirenti ipotizzano essere una fuga di notizie costituente reato e, tuttavia, anziché fare denuncia alla competente autorità giudiziaria, avrebbe distrutto le carte che ne costituivano il prodotto. E lAnm, di fronte a tutto ciò, per quanto tempo può ancora restare silente o, il che è lo stesso, limitarsi a declamare ad ogni piè sospinto il solito refrain sulla necessità di una svolta etica?», conclude la nota.