Riceviamo e pubblichiamo di seguito la lettera che l’avvocato Luigi Antonangeli, del Foro di Pescara, ha inviato nei giorni scorsi al presidente di Cassa forense per chiedere una riflessione sul danno a suo giudizio eccessivo che la caduta reddituale provocata dal covid rischia di provocare sull’entità della pensione per gli avvocati. Sono un avvocato ormai “anziano”, tanto che potrei andare in pensione già dal febbraio 2022. Ho avuto un discreto successo professionale, dunque realizzando redditi soddisfacenti durante tutta la vita forense e, conseguentemente, versando ragguardevoli somme per contributi previdenziali. Negli anni 2020 e 2021 però il mio (come -credo- anche quelli di tutti gli altri Colleghi) reddito professionale ha registrato una progressiva caduta “verticale” (forse a causa degli effetti pandemici?). Orbene, poiché nel calcolo degli emolumenti pensionistici contano anche i redditi dell’ultimo triennio -pur non solo- , mi e Vi chiedo se non si debba trovare un correttivo: basterebbe escludere dal computo questi due anni (se non anche il 2022?) per evitare la correlativa (immeritata) penalizzazione di tutti gli avvocati che andranno in pensione a partire dal 2022 e per i successivi 38 anni! Naturalmente sarebbe necessario “correggere” con assoluta urgenza, almeno per quanto riguarda me e colleghi pensionandi del 2022. Ringrazio per l’attenzione ed ancorpiù per la (sperata) attivazione nel senso auspicato. Luigi Antonangeli Avvocato