«Oggi il popolo italiano ha dato il preavviso di sfratto a coloro che occupano abusivamente i palazzi del potere». Dopo aver scritto "Strage di Stato. Le verità nascoste del Covid 19", con tanto prestigiosa prefazione di Nicola Gratteri, Angelo Giorgianni torna a far parlare di sé prendendo la parola dal palco della manifestazione “no green pass” sfociata nelle violenze di sabato scorso. Poco male - si fa per dire - se a pronunciare quelle frasi fosse stato un privato cittadino o il leader di un’organizzazione extraparlamentare. Il problema è Giorgianni è un magistrato in attività, presidente di sezione della Corte d’appello di Messina, rappresentante autorevole di un potere dello Stato. E con la toga ancora sulle spalle, il giudice porta il suo saluto ai manifestanti. «Oggi il popolo sovrano reclama giustizia per i morti che hanno causato, per le privazioni, per i nostri figli e per la sofferenza. Noi per loro vogliamo un processo, una nuova Norimberga», dice senza arrossire nemmeno un attimo Giorgianni e senza sentirsi mai fuori luogo a paragonare la gestione dell’emergenza al nazismo. «E allora qua davanti a voi voglio dire: da magistrato sono venuto a onorare il popolo sovrano, il popolo di Roma», prosegue accorato il magistrato, prima di aggiungere solenne: «E a coloro che dicono che la mia posizione è incompatibile con il popolo dico che tra voi ed il popolo scelgo il popolo sovrano e lascio la toga, lascio la toga. Roma vi amo». E tra una dichiarazione d’amore e l’altra non resta che sperare che il dottor Giorgianni sia di parola e appenda la toga al chiodo.