Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, spiega che stiamo assistendo «a un accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo e allo svuotamento totale dell’assemblea rappresentativa» e sulla ripresa in corso commenta: «Rimane la montagna del debito, che verrà contenuta solo grazie all’aumento dell’inflazione, con il risultato che diminuirà il reddito dei percettori di reddito fisso e si accentueranno le disuguaglianze sociali».

Professor Cacciari, secondo lei i sindacati dovrebbero mettersi di traverso al nuovo patto sociale annunciato da Draghi e accolto con una standing ovation dalla platea di Confindustria?

Bisognerà capire i contenuti di questo patto, visto che non sono stati ancora definiti i numeri e le cifre accanto a determinate voci di spesa. I sindacati in questo momento, dopo la tragedia economica derivante dall’epidemia, hanno un problema colossale di difesa dell’occupazione nei settori più esposti alla crisi ed è difficile che possano maturare nuove idee: devono insomma difendere l’acquisito.

Ma penso che finiranno per seguire Draghi, loro come tutti gli altri.

La convincono il programma economico del Pnrr e i settori sui quali si è deciso di investire?

Il piano di Draghi ha tre assi fondamentali: digitalizzazione, cioè investimenti; infrastrutture, che hanno il moltiplicatore più elevato in termini occupazionali; ambiente, cioè tutto ciò che riguarda le energie alternative. L’insieme che comprende invece welfare, scuola, asili, formazione e ricerca sarà grosso modo un contorno, ma d’altronde visti gli accordi con l’Unione europea è inevitabile che sia così.

La crescita nel 2021 sarà attorno al 6 per cento, oltre le aspettative. Tutto merito di Draghi?

C’è sicuramente una ripresa che continuerà nei prossimi mesi, ma rimane la montagna del debito, che verrà contenuta solo grazie all’aumento dell’inflazione: il risultato è che diminuirà il reddito dei percettori di reddito fisso e si accentueranno le disuguaglianze sociali. Si innescherà un processo del genere e dovremmo farlo notare, invece sono tutti lì ad applaudire. Si sta ripetendo quello che è accaduto a fine anni ’ 90.

Che ha poi portato alla bolla del 2008 con relativa crisi globale. Si ripeterà questo fenomeno nei prossimi anni?

Dipenderà da come andranno i rapporti tra i paesi leader, cioè tra Stati Uniti, Cina e Russia.

Al momento sono molto in conflitto tra di loro e gli equilibri dell’economia mondiale sono legati alla pace o alla guerra che questi paesi si faranno. La centralità italiana è zero, quella europea è zero virgola uno.

Nemmeno l’arrivo di Draghi ha aumentato secondo lei la centralità dell’Italia nello scacchiere mondiale?

Draghi è il rappresentante in Italia delle grandi potenze economico finanziarie che dominano il pianeta. È un console della governance mondiale che sta portando qualcosa di positivo alla nostra economia. Del resto avere un console buono in Palestina sotto l’ impero romano era una manna per i palestinesi.

Come vede il ripetuto ricorso al voto di fiducia da parte del governo su temi come la riforma del processo penale e i decreti legge sul green pass?

Sapevamo che sarebbe finita così. Siamo dentro a un processo presidenzialista surrettizio in atto da una trentina d’anni, che però si sviluppa senza alcuna coscienza e consapevolezza da parte degli addetti ai lavori, che fingono che vada tutto bene e anzi predicano l’opposto. Assistiamo a un accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo e allo svuotamento totale dell’assemblea rappresentativa.

Ha detto che è un processo che va avanti da trent’anni, eppure Draghi è quello che è ricorso più volte al voto di fiducia dopo il governo Monti. Come se lo spiega?

Draghi non ha tempo da perdere ed è chiaro che in questo momento di crisi il ricorso al voto di fiducia si accentua ancora di più.

Qualcuno potrebbe dire qualcosa da sinistra, ma a sinistra non c’è più niente. Speranza è il primo sostenitore del green pass quindi i parlamentari a lui vicini che non lo votano sono ridicoli. Da troppi anni si va avanti così, ma ormai è un processo inarrestabile.

L’estensione del green pass per i lavoratori aiuterà la ripresa?

Il green pass aiuta la ripresa perché senza di quello non si va a lavorare e quindi non ci sarebbe ripresa. È un cane che si morde la coda. Ma la discussione sul green pass è un altro paio di maniche, perché le obiezioni sono di carattere giuridico costituzionale e non c’entrano nulla con l’aspetto economico. Di certo non sono tematiche affrontabili in un’intervista.

In che modo la firma digitale cambierà gli istituti di democrazia diretta nel nostro Paese e come questo influirà sulla democrazia rappresentativa?

Il cambiamento sta già avvenendo e non potrebbe essere diversamene. È anche questo un processo inevitabile. In futuro si voterà da casa tra un talk show e l’altro. Non c’è più bisogno di comizi e contatti perché bisogna mantenere la distanza sociale su tutto, è la logica dei tempi. È come per le compere, che ormai si fanno solo su Amazon. Certo c’è qualche problemino con la democrazia, ma si finge che sia tutto come prima.