Del mondo 5 Stelle si sono spesso criticate le logiche di reclutamento, ma più di un segnale, innanzitutto a Roma, tende a smentire alcuni clichè. Personale politico selezionato più in base al “talento social” che alle competenze, si è detto in passato. Forse un pregiudizio più che un limite oggettivo. E forse il pregiudizio ha impedito di riconoscere individualità interessanti nella stessa compagine parlamentare pentastellata. Alcuni amministratori locali del Movimento hanno fatto i conti a loro volta con quella diffidenza. In parte è successo anche a Virginia Raggi. Che però al voto del 3-4 ottobre si presenta col sostegno di una lista, “Roma decide”, schiettamente connotata dalla presenza di professionisti, partite Iva, insomma da quella società viva che in passato si è ritenuto  fosse non abbastanza rappresentata nei 5 Stelle. Tra i 33 candidati al Consiglio comunale della lista (che si è dotata già di un proprio sito web, www.romadecide.it) ci sono anche alcuni avvocati. A parlarci della sfida è Carlo Maria Simonetti, che di mestiere fa il manager: «Ho 51 anni, sposato, papà di Andrea, guido la rete commerciale di un’azienda tedesca attiva nel campo promozionale e pubblicitario per Pmi, professionisti e autonomi in generale. La politica buona, l’etica pubblica, mi hanno sempre affascinato. Se penso all’impegno nella rappresentanza, mi pare scontato che lo si debba declinare secondo gli obblighi di disciplina e onore, fissati dalla Costituzione per chiunque rivesta funzioni pubbliche».

Simonetti: «Concretezza per respingere attacchi della vecchia politica»

Di Raggi, Simonetti tiene a ricordare i meriti che a suo giudizio autorizzano a definire «ottimo» il lavoro svolto dalla sindaca uscente in questi 5 anni: «Ha saputo, in molti quartieri,  rendere la città più vivibile, più ciclabile, innovativa e smart. Penso alle strade nuove ma anche alla legalità negli appalti, che è sinonimo non solo di trasparenza e di ritorno alla giustizia, ma anche di modernizzazione. La legalità è innanzitutto un imperativo morale, ed è anche sinonimo di futuro. Si è dato impulso alla lotta a mafie e soprusi», continua il manager candidato con “Roma decide”, «e anche grazie a presupposti del genere, al risanamento e ammodernamento di Atac e Ama, alla conseguente stabilità finanziaria del Comune, possiamo dire che l’Amministrazione Raggi ha assunto il carattere della concretezza trasparente che non si lascia schiacciare dagli attacchi della vecchia politica». Simonetti ha l’ambizione di rappresentare lo spirito civico ma anche dinamico della lista “Roma decide”. Nel suo specifico, oltre alle tradizionali battaglie e principi identitari del mondo 5 Stelle, c’è un’idea di «ascolto delle aziende, degli artigiani e dei professionisti, di rappresentazione delle loro esigenze. Di fatto, per me si tratta di mettere a disposizione il vissuto professionale, e io credo, sempre a proposito di modernità, che vicinanza alle categorie produttive significhi anche favorirne l’innovazione tecnologica, in una prospettiva ecosostenibile».

L’impegno di “Roma decide” per il quadrante Sud

Il 51enne che si candida al Consiglio comunale in sostegno di Virginia Raggi spiega di volersi occupare con particolare attenzione del quadrante Sud della città, «dove vivo e dove mi piacerebbe contribuire a un percorso già avviato di connessione fra investimenti pubblici, penso al Talent garden o alla Centrale Montemartini, e privati, con riguardo per esempio all’università Roma Tre, qui molto presente e radicata. È una rete di cui fanno parte anche altri enti, pubblici e privati, già coinvolti in una strategia di trasformazione e riqualificazione del quadrante Sud. È un’area della città che include Ostiense, Garbatella, San Paolo, che può essere arricchita senza che se ne debba tradire la radice postindustriale e, tengo a dirlo, meravigliosamente popolare». Un’idea moderna di Roma che passa dunque anche per le competenze professionali. “Roma decide” propone così un volto finora sottovalutato della stagione di Virginia Raggi. Può essere una carta interessante, in una partita elettorale segnata da un equilibrio che può essere spezzato, più che dagli slogan, dalla concretezza delle proposte.