Un suicidio e la protesta nonviolenta dei detenuti in As3 del carcere di Massama come riportato su questa stessa pagina de Il Dubbio, riapre di nuovo la questione della Sardegna. L’ unica regione italiana a non avere un garante dei detenuti, nonostante sia una regione dove i circuiti penitenziari sono complessi e pieni di gravi criticità.

A partire dalla sanità nelle carceri, una vera e propria emergenza considerando anche che il maggior numero dei detenuti nelle strutture isolane sono anziani, dunque, con tutte le problematiche legate all’età.

La Sardegna si caratterizza per un numero elevato di Istituti di pena, superiore alle esigenze territoriali. Inoltre, è stato scelto di trasferire e concentrare nelle strutture detentive dell’isola un gran numero di persone detenute in regime di Alta sicurezza, nonché un numero consistente di coloro che sono detenute in regime del 41 bis, anche cambiando la missione di taluni di essi come per esempio il carcere di Massama che ospita ormai quasi esclusivamente detenuti in Alta sicurezza. Nonostante la forte presenza – come già di un elevato numero di persone detenute in questi regimi “speciali”, nella Regione non è disponibile un SAI che possa essere utilizzato a tutela della loro salute. Fatto, quest’ultimo, ribadito due anni fa dal Garante nazionale delle persone private della libertà.

Una regione che, di fatto, raccoglie numerosi detenuti in alta sicurezza provenienti da tutto il territorio italiano. Il Garante nazione, infatti, nel suo ultimo rapporto, ha osservato che questa peculiarità rischia frequentemente di determinare la compressione di diritti fondamentali quali quello alla salute, al mantenimento delle relazioni affettive, all’accesso a piani trattamentali individualizzati, all’espressione della propria pratica religiosa. Per questo, sempre il Garante, ha raccomandato al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria la considerazione soggettiva delle persone assegnate a Istituti della Sardegna in funzione della collocazione più consona ai singoli percorsi riabilitativi e la valutazione delle richieste di trasferimento, anche temporaneo, in termini tali da non pregiudicare i diritti fondamentali della persona in favore di esigenze di sicurezza altrimenti perseguibili.

E a proposito del carcere di Massama, sempre due anni fa, il Garante ha rilevato la permanenza di criticità di natura strutturale, della carenza delle offerte formative e trattamentali, dell’assenza di una Direzione stabilmente ed esclusivamente applicata all’Istituto, della restrittività dell’Amministrazione nella considerazione delle esigenze di trasferimento, anche soltanto temporaneo, connesse a ragioni di salute.

Ciò nel contesto delle difficoltà intrinseche alla distanza geografica delle persone detenute rispetto ai riferimenti familiari e affettivi. A leggere la lettere odierna dei detenuti, sembrerebbe che dopo due anni, ancora non è stato risolto nulla.