Assoluzione, dallaccusa di oltraggio a un magistrato in udienza, per non avere commesso il fatto. «Sembriamo a Uomini e donne, apriamo il codice e non insabbiamole notizie di reato». Per questo scontro dialettico in udienza uno dei più noti penalisti agrigentini - lavvocato Salvatore Pennica - era stato denunciato da un magistrato onorario e finito a processo davanti al tribunale di Caltanissetta, competente per i procedimenti nei quali i colleghi agrigentini sono parti offese o imputati. La relazione di servizio, inoltrata dal vice procuratore onorario Alfonsa Fiore, dalla quale ne era scaturito il processo, faceva riferimento a un episodio, avvenuto il 6 febbraio del 2015 in occasione di unudienza dal giudice di pace nella quale Pennica era impegnato come difensore.  Il penalista, rivolgendosi al pm, avrebbe detto una serie di frasi ritenute offensive «dellonore e del prestigio di un magistrato in udienza». Oltre al riferimento al noto programma di Maria De Filippi («Sembriamo a Uomini e donne», avrebbe detto rivolgendosi al pm), lavrebbe invitata ad «aprire il codice» e accusata di «insabbiare le notizie di reato». Frasi che, secondo lo stesso pm che ne aveva chiesto la condanna a 4 mesi, avevano integrato il reato. Il giudice Giuseppina Chianetta, recependo le tesi dei difensori di Pennica - gli avvocati Alfonso Neri e Giacomo Butera - lo ha invece assolto ritenendo che rientrassero nella dialettica processuale.