Lavvocatura esiste perché è connessa alla difesa dei diritti e perché si nutre di ciò che la circonda. Non è affatto un corpo estraneo. In una straordinaria osmosi è parte integrante di luoghi e popolazioni. I riflessi di determinati contesti, positivi e negativi, si ripercuotono direttamente su di lei. Negli anni passati, prima che la forza dirompente e livellante della globalizzazione investisse tutto e tutti, a Varese si concentrava uno dei poli manifatturieri più importanti dEuropa. Leconomia che viaggiava a meraviglia si avvaleva delle competenze di professionisti apprezzati in tutta la Lombardia. I tempi in cui la città giardino, la Versailles di Milano, per usare unespressione di Stendhal, ha contribuito a trainare leconomia italiana sembrano ormai irripetibili, ma non bisogna finire nelle grinfie del pessimismo. Sul protagonismo di ieri e di oggi dellavvocatura varesina ne abbiamo parlato con Elisabetta Brusa, presidente del locale Coa. «Varese ha un passato glorioso di polo manifatturiero. Il florido tessuto economico evidenzia Brusa - ha assicurato all'avvocatura varesina, dai numeri ben più contenuti degli attuali, sicurezza ed abbondanza di entrate. Con la scomparsa e delocalizzazione di molte realtà imprenditoriali le opportunità di lavoro si sono ridotte. La crescita esponenziale degli iscritti all'ordine forense, in specie dalla fine degli anni Novanta, ha fatto il resto. L'avvocatura varesina si trova oggi ad affrontare il drastico calo delle entrate economiche e la congestione del mercato. Preoccupa la tempistica di liquidazione di onorari e di compensi maturati dagli avvocati e la forte riduzione del loro ammontare, complice l'abolizione delle tariffe e il percepito svilimento del servizio legale». Agli scenari economici globalizzati si sono aggiunti i disastri del 2020. «L'emergenza sanitaria dice la presidente del Coa di Varese - ha inferto un duro colpo alla professione, sia per la contrazione della domanda di attività legali, sia per la perdita di efficienza del sistema giustizia. Si pensi alla sospensione dell'attività per alcuni mesi, rinvii prolungati dei processi penali e delle udienze civili, ridotta fruibilità dell'apparato amministrativo della giustizia, solo in parte compensato dall'accelerata informatizzazione dei processi e procedimenti, scontandosi le difficoltà di apprendimento ed adattamento a modalità telematiche nuovi, parziali e limitatamente normate». L'Ordine degli avvocati di Varese ha 850 iscritti (469 donne e 381 uomini) . A questi si aggiungono 154 praticanti per un totale di 1.004 appartenenti allalbo. Nell'anno 2020 le cancellazioni sono state diciotto. Questanno, invece, fino ad oggi, undici avvocati hanno abbandonato il Coa. «I nuovi ingressi commenta lavvocata Brusa -, praticanti di nuova iscrizione, equilibrano le cancellazioni. Non si registra nel nostro foro una fuga sistemica dalla professione, ancorché abbiano fatto la comparsa casi di cancellazione dall'albo verso forme di impiego pubblico in controtendenza rispetto al passato, quando i pubblici dipendenti approdavano alla professione forense, considerata più redditizia. Negli ultimi tempi spesso gli avvocati si sentono chiedere se non si sentano un intralcio alla giustizia». Secondo la presidente Brusa, quanto sta accadendo negli ultimi due anni, non determinerà una fuga dallavvocatura: «Essere avvocati è divenuto molto difficile perché bisogna combattere contro la burocrazia, l'informatizzazione imperfetta, le lungaggini delle cause e dei processi, l'insoddisfazione dei clienti che quando vedono riconosciute le loro ragioni spesso non riescono ad avere una concreta soddisfazione. Nel mezzo ci siamo noi avvocati che combattiamo nello strenuo tentativo di veder riconosciuti i propri diritti. Di qui la frustrazione che vediamo nei giovani colleghi». Al Coa varesino sta a cuore il futuro delle toghe più giovani. Non a caso sono stati profusi molti sforzi con il coinvolgimento di soggetti istituzionali, a partire dallUniversità. «Per loro afferma Brusa - la professione deve continuare ad essere interessante, ambita e voluta. Ed è per questo motivo che il Consiglio dell'Ordine è impegnato sette giorni su sette. Nel luglio 2020, in piena pandemia, è infatti stata stipulata con l'Università degli studi dell'Insubria una convenzione per permettere l'anticipo di un semestre di tirocinio per l'accesso alla professione forense durante l'ultimo anno del corso di laurea magistrale  in giurisprudenza. Ad oggi numerosi studenti hanno aderito a tale convenzione ed è stata istituita in seno al Coa  la Scuola Forense la cui frequenza diventerà obbligatoria a partire dal 31 marzo del 2022. Il nostro Consiglio dell'Ordine crede molto nella formazione, nella necessità che i giovani investano nello studio e nella preparazione attraverso l'aiuto e la collaborazione concreta con il mondo accademico varesino e le associazioni forensi». I futuri avvocati dovranno confrontarsi con una professione che sta cambiando volto a partire dalle strutture su cui si regge lamministrazione giudiziaria. Una riflessione la presidente Brusa la rivolge allorganizzazione degli uffici giudiziari. «Anche il Tribunale di Varese  - sottolinea - soffre di una grave carenza di organico del personale amministrativo. Su 68 posti in pianta organica vi è una presenza effettiva di 41 risorse umane. Questa situazione non aiuta il lavoro dei magistrati e degli avvocati. Con il Tribunale e la Procura di Varese abbiamo sempre lavorato di concerto e in sinergia, al fine di affrontare e risolvere le criticità segnalate dai colleghi, soprattutto nel periodo emergenziale». Lauspicio è che le risorse del Pnrr possano raggiungere tutti gli obiettivi prefissati. «Crediamo e speriamo conclude la presidente degli avvocati varesini - che attraverso i fondi del Pnrr venga assunto nuovo personale per aiutare il servizio giustizia e per facilitare l'attività forense cercando anche di utilizzare  ciò che di buono questa pandemia ci ha lasciato, in termini di digitalizzazione e informatizzazione anche in relazione all'accesso agli uffici giudiziari. Siamo convinti che i periodi di crisi, come quello che stiamo vivendo, possano portare occasioni per chi riesce a stare al passo con i tempi, nel doveroso rispetto di quello che è il ruolo dell'avvocatura che mai deve perdere di vista la centralità della deontologia. Siamo fiduciosi, sempre».