Se c’è una cosa che proprio Massimo Cacciari non sopporta è quella di essere additato come un no vax, per le sue posizione critiche sul green pass. Lui, che ha fatto il vaccino e consiglierebbe a chiunque di farlo. «Se le persone ancora continuano a considerare le mie parole assimilabili a quelle di un no vax come faccio a convincerle?», dice quasi sconsolato, quando ancora non ha deciso se rilasciare o meno questa intervista. «Di fronte alla totale malafede cosa devo spiegare?». Del resto, aggiunge, «non si può andare avanti a colpi di emergenze per anni e pensare che questo non produca una forma mentis generale per cui devi solo obbedire e combattere».

Professore, partiamo dall’inizio, perché è così critico sul green pass?

Mi lasci premettere però che la mia posizione critica si concentra solo sul green pass, non ho mai avuto alcun dubbio sull'utilità dei vaccini. E per questo credo che il governo avrebbe fatto bene a insistere nell'opera di persuasione per convincere tutti a vaccinarsi. Perché in ballo non ci sono solo questioni sanitarie ma anche giuridico-politico-istituzionali.

Si spieghi meglio.

La Costituzione certamente prevede la possibilità dell'obbligo di un trattamento sanitario per il bene comune ma lo vincola al rispetto della persona. E rispetto della persona significa prima una corretta, completa e trasparente informazione, poi che le conseguenze di un trattamento non siano dannose per la persona che lo assume al di là di ogni ragionevole dubbio. Le decisioni della Corte suprema vanno in questa direzione. Allora chiedo: l'informazione, contraddetta in tutti i modi anche da parte delle autorità politiche e sanitarie, può dirsi corretta, completa e trasparente? Possiamo escludere al di fuori di ogni ragionevole dubbio, mettendo in conto che ogni farmaco, anche quello più testato, può comunque dare dei disturbi, danni a media e a lunga scadenza in base alle sperimentazioni fin qui eseguite?

Lei crede che nessuno sia in grado di escluderlo?

Sono le stesse società farmaceutiche ad esonerarsi da ogni responsabilità. E non a parole, ma nei loro documenti ufficiali, a disposizione di chiunque navighi in rete. Ricordate tutta la confusione over 60, under 60 e poi ancora over 60? Non si tratta solo di cattiva comunicazione, ma di un'incertezza di fondo. Capisce che il ragionevole dubbio da sollevare è più che legittimo?

È un ragionevole dubbio che secondo lei spinge il governo a imporre il green pass e non l'obbligo vaccinale?

È evidente. Perché, come sostengono molti giuristi, la procedura “trasparente” prevederebbe una legge specifica sull'obbligo vaccinale. Non qualcosa che sta dentro un pacchetto emergenziale, ma un provvedimento con cui lo Stato si assume le sue responsabilità. E che prevede anche forme di risarcimento per chi eventualmente dovesse subire dei danni, come è già stato fatto per altri trattamenti sanitari. Ma qui siamo di fronte a una colossale ipocrisia.

Ma quindi il vaccino è un problema o una risorsa?

Per me la questione è il green pass obbligatorio di fatto o, vedremo, di diritto. Non certo il vaccino. Se fossi il presidente del Consiglio farei di tutto per convincere i cittadini a vaccinarsi. Senza lasciare indietro nessuno. Che si fa ad esempio con quei soggetti per cui è conclamata la pericolosità del vaccino? Penso a chi soffre di miocarditi, a chi ha allergie di un certo genere, alle donne in stato interessante con determinate patologie, eccetera. Può dirmi il governo cosa devono fare queste persone per evitare il vaccino o ritengono che vada bene a tutti sempre e comunque?

Il governo la soluzione la fornisce: un tampone ogni 48 ore...

A me non pare una risposta possibile, solo una provocazione per prendere tutti a calci nel sedere.

No al green pass, dunque. Ma sarebbe favorevole all'introduzione di un obbligo vaccinale?

Sì, purché sia previsto un meccanismo semplice e chiaro per chi ha la necessità dell'esonero e purché non sia previsto per gli adolescenti. Bisogna avere il coraggio di imporre un trattamento sanitario per legge perché il green pass nei fatti lo è.

Non sarebbe più “violento” obbligare qualcuno ad assumere un farmaco?

È un ragionamento ipocrita. Io sono obbligato di fatto a farlo, altrimenti non vivo. Cosa faccio? Non prendo più un treno, non vado più al cinema, perdo il lavoro? Senza contare che il vaccino non mi impedisce di ammalarmi e di contagiare gli altri.

Le evita però di finire in terapia intensiva...

Certo. Ed è per questo che ho deciso, da persona libera e informata, di vaccinarmi e lo consiglierei a tutti se fossi presidente del Consiglio.

Come giudica il modo in cui la politica ha affrontato il tema?

Sono vent'anni che viviamo in uno stato d'emergenza permanente, almeno dall'11 settembre: prima il terrorismo, poi la crisi economica, poi l'immigrazione, ora la pandemia. Probabilmente nessuno se ne rende più conto, ma sono quasi dieci anni che veniamo governati da esponenti estranei alla politica, perché la politica non riesce più ad affrontare le questioni del Paese. E tutto il mio discorso si colloca in questo contesto generale: uno stato di emergenza permanente che sta diventando fisiologico ormai.

Eppure anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha detto che la libertà non può essere un alibi per non vaccinarsi...

La libertà non può essere un alibi e il presidente della Repubblica lo sa benissimo da costituzionalista. Mattarella ha infatti anche spiegato che nessun provvedimento deve ledere a dignità della persona. È una deriva che viene da lontano. Il Parlamento è del tutto svuotato, possono parlare solo il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica. Le forze politiche sono tutte in crisi palese. Dal centrodestra diviso, al Pd che cambia segretario senza neanche un minimo di confronto interno, al Movimento 5 Stelle che è quello che è. La democrazia rappresentativa attraversa una fase di crisi irreversibile.

Quanto fastidio le dà essere arruolato tra i no vax?

Nessuno. Provo solo pena e misericordia per i cialtroni che lo dicono.