Nonostante i medici lo hanno dichiarato incompatibile con il carcere per motivi di grave salute psico fisica, era rimasto nel carcere di Trani. Alla fine è morto il 3 settembre scorso. Parliamo del 41enne Fedele Bizzoca, recluso per spaccio di stupefacenti. Soffriva appunto di una grave patologia psico-fisica, era detenuto dal gennaio di quest’anno nell’Istituto di Trani: l’incompatibilità con la detenzione in carcere era stata valutata e dichiarata da tempo dalle Autorità sanitarie del carcere. Caso segnalato già dal Garante a luglio Il Garante nazionale delle persone private della libertà è intervenuto a verificare le sue condizioni di vita detentiva, su segnalazione del difensore e della Garante del comune di Trani, Elisabetta de Robertis, nel corso della visita regionale condotta in Puglia nello scorso mese di luglio, incontrandolo personalmente all’interno della stanza di pernottamento in cui era collocato.Il Garante, in un comunicato, denuncia che si è dovuta riscontrare l’assoluta inadeguatezza di tale collocazione, in una sezione a gestione esclusivamente penitenziaria in cui non era predisposta alcuna assistenza sanitaria adeguata alla cura e al trattamento delle particolari condizioni di sofferenza della persona. Tutto era soltanto rimesso, insieme con la gestione complessiva dei bisogni quotidiani, al solo impegno degli agenti della Polizia penitenziaria.Le condizioni materiali e igieniche che la delegazione del Garante ha riscontrato, si presentavano “molto oltre ogni parametro di minima decenza e salubrità”. La sezione di appartenenza, inoltre, era la nota “Sezione Blu” di cui era stata definita la chiusura nel mese di novembre 2020: il Garante nazionale ha dovuto constatare non soltanto la sua riattivazione, ma anche l’improprio utilizzo per la gestione di casi problematici, in particolare di natura psichiatrica. Era in attesa di entrare nella Residenza socio-sanitaria Il Garante nazionale sottolinea che Fedele Bizzoca era in attesa di entrare nella Residenza socio-sanitaria della quale era stata reperita la disponibilità dal mese di luglio: attesa determinata dalla ricerca di un soggetto che potesse far fronte al pagamento della retta. Tutte le circostanze riscontrate sono state portate all’attenzione della magistratura di Sorveglianza di Bari, con la quale il Collegio del garante nazionale ha tenuto un incontro al termine della missione. Il Garante fa una riflessione più ampia: «Si tratta di circostanze che interrogano non soltanto l’Amministrazione penitenziaria ma l’intero sistema dei servizi sanitari e sociali». Oltre a offrire il proprio contributo di conoscenza alla Procura della Repubblica che ha aperto l’indagine sulle cause della morte, presentandosi nel processo come persona offesa, l’autorità del Garante Nazionale intende porre questi interrogativi a ogni soggetto responsabile per scongiurare il perdurare delle gravi mancanze che hanno segnato la detenzione di Fedele Bizzoca. Il caso simile di Giuseppe Giorgo, recluso a Foggia e in attesa di un ricovero Situazioni che purtroppo non sono rare. Poco tempo fa, Il Dubbio ha dato notizia di una vicenda simile, conclusasi fortunatamente senza esito nefasto. Almeno per ora. È il caso di un 30enne potentino, Giuseppe Giorgio, vicenda ripresa anche dal Quotidiano del Sud a firma di Leo Amato, affetto da una patologia che lo renderebbe, stando a due distinte perizie, incompatibile col carcere. Eppure – come ha denunciato a Il Dubbio l’avvocata Ameriga Petrucci - è in cella da più di un anno e mezzo, e rischia di restarvi ancora a lungo per scontare una condanna a 7 anni di reclusione.Anche in questo caso, la riflessione è ampia e riguarda i servizi sanitari. Parliamo di un ragazzo che, preso dal delirio psicotico, ha aggredito due persone in un supermercato. Già, in passato, prima di commettere il reato, ha subito un trattamento sanitario obbligatorio a causa della sua psicosi, ma il servizio sanitario locale non lo ha seguito. La riforma della legge Basaglia che ha abolito i manicomi si regge esattamente sul fatto che nel territorio esista una rete di servizi e presa in carico delle persone affette di patologie psichiatriche. Se alcune realtà non le mettono in pratica, si creano situazioni come questo ragazzo. E alla fine il carcere diventa un contenitore di tutti questi fallimenti. Un contenitore, però, del tutto inadeguato.