Un continuo valzer di consulenti tecnici e poi, dopo essere riusciti ad ottenere finalmente una relazione, la rinnovazione della consulenza, con la nomina di un altro medico legale, allungando ulteriormente i tempi di un processo che si trascina ormai da 10 anni. A denunciarlo è Concetta Borzellino, di Catania, che ha deciso di presentare un esposto contro un magistrato della Corte d’Appello, Veronica Milone, con l’accusa di abuso d’ufficio. Al centro della vicenda un presunto caso di malasanità: il figlio della donna, Marco Moschetto, è morto a 19 anni il 18 febbraio del 2010. Il giovane sarebbe morto per la «mancata prescrizione di urgente ricovero ospedaliero», a causa della mancata diagnosi di un ileo paralitico e di un'emorragia del colon.

In primo grado viene condannato a un anno e 10 mesi più il risarcimento danni ( con una provvisionale di 200mila euro) il medico di famiglia, Sebastiano Percolla, poi assolto in appello. Da qui il ricorso della donna in Cassazione, che annulla la sentenza agli effetti civili, rinviando il caso alla Corte d’Appello. Ai giudici la Cassazione chiede di chiarire «se una condotta appropriata del sanitario» avrebbe potuto evitare o meno la morte. Il processo parte ad ottobre del 2017: la Corte d’Appello dispone una consulenza d’ufficio tecnica collegiale, nominando due ctu. Ma qui inizia il «balletto delle rinunce». Fino a maggio 2018 sono altri tre i medici che rifiutano l’incarico, fino a quando, a giugno, si trova un medico “disposto” a rispondere al quesito della Corte e che stabilisce un possibile nesso causale tra il comportamento del collega e la morte del giovane.

A marzo 2019, Percolla contesta però la nullità delle operazioni peritali e la giudice, decide di rinnovare la consulenza tecnica, in quanto il medico incaricato l’avrebbe eseguita senza la partecipazione dell’altro Ctu. Tra nuove rinunce, le operazioni iniziano a gennaio 2021, ma ancora una volta non senza sostituzioni e rinvii. Insomma, un vero e proprio caos, che ha spinto la donna a denunciare la giudice, rea, a suo dire, di aver «disposto la rinnovazione della consulenza tecnica, nominando altri periti, in violazione delle più elementari norme regolatrici del processo civile, incidendo negativamente sul buon andamento dell'amministrazione della giustizia, determinando con la sua condotta un ingiustificato allungamento dei tempi processuali senza alcuna ragione - afferma -. Quando finalmente c'è un medico che accetta l’incarico e giustamente censura l’operato del dottor Percolla inopinatamente e ingiustificatamente interviene il giudice che annulla tutto questo». (mo. mu.)