Quanto ha pesato la linea dura annunciata dal Viminale martedì sera sulla calma piatta che ha segnato una giornata ad alto tasso di rischio per la minaccia dei manifestanti no vax e no Green Pass di bloccare le stazioni?

Impossibile dirlo con certezza. Sul flop di ieri, pochi manifestanti e per nulla agguerriti, hanno certamente inciso gli episodi degli ultimi giorni. La stragrande maggioranza di quelli che manifestano non ha alcuna intenzione di portare lo scontro al livello delle aggressioni, delle minacce, della pubblicazione dei nomi e indirizzi di politici e medici su Telegram. Dunque avrebbero preferito comunque restare a casa in un clima diventato in pochi giorni tesissimo. Ma è probabile che molti altri abbiano scelto di disertare le manifestazioni proprio per evitare di trovarsi coinvolti in tafferugli tra polizia e dimostranti che sarebbero stati inevitabili in caso di effettivo tentativo di occupare i binari.

In ogni caso, l'esito di ieri premia la svolta della ministra Lamorgese e di svolta, in questo caso, è lecito parlare. La ministra dell’Interno aveva sin qui evitato ogni linea dura.

Le manifestazioni, anche quando trasgredivano alcune regole sanitarie, non erano mai state rigorosamente controllate. La strategia era quella di evitare che si innescasse la temuta spirale repressione- nuove e più esasperate manifestazioni e nei mesi scorsi si era dimostrata una strategia non solo equilibrata e cauta ma anche vincente. In Italia la virulenza delle manifestazioni no vax è stata molto inferiore di quanto non abbiano dovuto registrare quasi tutti gli altri Paesi occidentali. Con la nota nella quale, martedì sera, annunciava la “tolleranza zero” Luciana Lamorgese ha cambiato radicalmente strada non solo rispetto alla politica nei confronti dei no vax ma anche rispetto al suo stile consueto.

La sterzata si spiega probabilmente con diverse ragioni. I manifestanti e il loro sito, negli ultimi giorni, hanno alzato il tiro fino a raggiungere livelli di guardia sin qui mai toccati e, allo stesso tempo, hanno cominciato a prendere di mira quei leader che, fino a pochi giorni fa, ne avevano difeso le ragioni, come Salvini e Meloni, trattandoli da “traditori”. Significa che quegli stessi leader hanno perso la già limitata possibilità di controllo che esercitavano sulla protesta e non sono neppure più in grado di presentarsi come figure dialoganti e di mediazione. Ma un movimento ormai al di fuori di ogni controllo è per definizione temibile.

L'incidente può succedere a ogni passo e al governo è ben chiaro quali sarebbero le reazioni dell'opinione pubblica se uno dei medici indicati su Telegram dovesse essere picchiato.

L'aumento dissennato dei decibel, i cazzotti, le minacce, gli indirizzi in Rete, hanno convinto anche i partiti meno distanti dai no vax, quelli della destra di maggioranza e d'opposizione, a prendere le distanze. Non solo esprimendo solidarietà agli aggrediti o minacciati ma anche, anzi soprattutto, abbassando il volume delle loro stesse critiche.

Basti riflettere su quali sarebbero state le reazioni alla nota della ministra appena pochi giorni fa oppure a quante critiche si sarebbero riversate sul Green Pass in occasione dell'entrata in vigore delle nuove regole, proprio ieri. È evidente che, senza più l'ostacolo di una parte essenziale della maggioranza come la Lega, Draghi e Lamorgese godono di ben altra libertà di movimento.

Infine sia il Viminale che palazzo Chigi sono probabilmente consapevoli di quanto il Green Pass sia uno di quegli strumenti destinati a mantenere sempre viva la pressione. Le regole sin qui sono state avvertite ben poco nella pratica. Lo saranno molto di più con la fine della bella stagione e la riapertura di scuole e uffici. Quelle regole, quasi certamente, non saranno le ultime. C'è tutto il nodo dei posti di lavoro ancora da affrontare. Bisognerà fare i conti con lo stato della pandemia dopo l'estate, stagione che pare essere particolarmente favorevole e dunque non troppo indicativa.

A differenza del vaccino obbligatorio, il Green Pass non è uno strappo secco, consumatosi il quale le acque tendono a calmarsi. È un work in progress che a ogni passo riattizza tensioni, malumori e proteste. Un percorso che non si può affrontare avendo di fronte una parte di opinione pubblica, molto minoritaria ma non trascurabile, alla quale dà voce un'area senza alcun controllo e senza alcun referente con il quale dialogare e mediare. La “tolleranza zero” annunciata dalla ministra (dopo gli assalti ai gazebo, i pugni ai giornalisti, le minacce e gli indirizzi in Rete) segna una svolta nello stile del Viminale.