E poi ci siamo noi, i giovani Avvocati - quelli che magari hanno aperto il proprio studio qualche annetto fa -, che non pensano al futuro con ottimismo, ma guardano al recente passato con gli occhi ancora lucidi di chi è partito per studiare in una grande città con una valigia piena di sogni e ha giurato di osservare e onorare i doveri della professione pensando all’orgoglio con cui i genitori avrebbero pronunciato la parola “Avvocato”. Loro, i giovani Avvocati, non rinunciano alla toga e non appendono la pazienza al chiodo, loro si aggrappano all’essenza della professione che hanno letto sui libri di Carofiglio e sulle pagine di giornale dedicate a Ebru Timtik, a quella voglia di creare profitto non per sé (certo, quello non fa mai male), ma per l’intera società, quel profitto che tra le mura dei Nostri Palazzi si chiama anche garanzia giurisdizionale e che conduce una delle civiltà più antiche del Globo dai libri di storia al presente.I giovani Avvocati, noi giovani Avvocati, cercano di riscoprire i valori del diritto che da un lato definiscono con forza il confine(troppe volte dimenticato dentro e fuori dal Palazzo) tra il difensore e la parte e dall’altra legano a doppio filo (senza che nomi e cronaca abbiano un peso) l’esercizio della professione all’essenza stessa dello Stato di diritto. I giovani Avvocati hanno capito, o ci stanno quantomeno provando, che loro sono molto di più di quella toga che per un momento li fa calare in un gioco di ruolo in cui “Avvocato” sostituisce il proprio nome e la coscienza della professione prende il posto di quella personale a volte così distante e, a modo loro, provano a calare nel quotidiano quel senso di appartenenza che per decenni ha invece tenuto gli Ordini tanto lontani dalla strada. Ai giovani Avvocati il Covid ha fatto un gran brutto sgambetto, ma loro hanno ancora gambe forti per potersi rialzare, o almeno questo è ciò che sperano, e per poter raccontare un giorno di come tutto sia cambiato pur senza peggiorare. I giovani Avvocati non abbandonano la toga, pesante come tutti i sogni e le lacrime ad essa dedicati, perché sentono che quell’ultimo contatto con il ragazzino che con occhi sognanti faceva zapping tra i martelletti Forum e i plastici di Porta a Porta è ora, o almeno per ora, parte di loro stessi. Lettera firmata Avv. Marika Pisano, Albo dell’Ordine degli Avvocati di Milano Iscritta alla Camera Penale Pisapia - Milano Gentile avvocata Marika Pisano, a noi non rimane altro che ringraziarla per l’iniezione di fiducia e vitalità che ci ha donato con la sua bellissima lettera. In poche, azzeccatissime parole ha colto il senso e la grandezza di una professione che troppo spesso viene screditata, macchiata, offesa da un racconto falso e denigratorio.In questi anni - e lo abbiamo detto molte volte e molte altre ancora lo diremo - la figura dell’avvocato è stata criminalizzata, accostata a quella di un complice di chi - come amava dire il buon Piercamillo Davigo - cerca di farla franca. L’avvocato invece è un presidio di libertà. E’ un faro nella notte dei diritti, è il san bernardo che cerca di portare in salvo chi finisce nella bufera della giustizia italiana. Grazie per avercelo ricordato. Davide Varì Direttore del Dubbio