di ROBERTO SENSI e IVAN LONGO

Lo scorso anno ho compiuto 50 anni e da tempo avevo deciso di regalarmi per il mio compleanno un viaggio. Un viaggio in bicicletta attraverso l’Italia, dall’estremo Nord (Brennero), all’estremo Sud (Portopalo di Capo Passero), per legare il mio luogo di nascita e il luogo di provenienza dei miei avi. Ma non volevo fare solo un viaggio sulla bici volevo fare anche un viaggio interiore, volevo raccontare di un mondo che è sovente nascosto agli occhi della società o che forse la società “perbene” non vuol vedere, il mondo carcerario. È stata un’esperienza faticosa dal punto di vista fisico, lo è stata altrettanto se non di più dal punto di vista umano.

Sono entrato per la prima volta in un carcere, ho sentito chiudersi dietro di me le “sbarre” man mano che passavo, ho sentito il rumore delle chiavi che le serravano, quelle stesse chiavi che in mano agli agenti penitenziari diventavano un sonaglio con cui giocare, un tintinnio che allo stesso tempo ipnotizza e rende chiaro che le “chiavi ce l’hanno in mano loro”. Una sensazione fugace, quanto la mia permanenza “dentro”, ma ancora oggi il senso di oppressione è il ricordo più vivido.

Del mio viaggio del 2020 rimangono gli articoli pubblicati da Il Dubbio, rimangono i video, le foto, ma soprattutto rimangono le persone che ho conosciuto e i rapporti che ho intrecciato, le emozioni che ho provato, rimane la convinzione che a fronte di una grossa parte della società che non si interessa degli ultimi, ci sia uno sparuto gruppo di persone che con entusiasmo e dedizione si dedicano a migliorare le pessime condizioni di vita dei reclusi.

Rimane la convinzione che l’Italia sia un Paese stupendo fatto di gente splendida e generosa e che percorrerla lentamente in bicicletta sia un’esperienza unica, che tutti dovrebbero provare.

Dalle vette delle Dolomiti alle pianure della Padania, alle colline della Toscana e del Lazio, l’Appia Antica e poi l’incontro con il mare a Terracina, la costiera del Cilento, la Calabria e poi la Sicilia, la Sicilia, la Sicilia …. I posti, i profumi, la gente, tutto mi è rimasto nel cuore.

Un’esperienza unica, un modo di comunicare alternativo, la possibilità di puntare le luci della ribalta su argomenti e persone che sovente non hanno voce.

Questo è lo spirito che ci anima per ripartire in un nuovo viaggio con nuovi temi da indagare, nuove persone da conoscere e nuovi posti da scoprire. Lo farò insieme al mio caro amico Ivan, che pedalerà insieme a me, attraverseremo l’Italia percorrendo questa volta la costa adriatica.

Partiremo da Torino e più precisamente dal Museo Lombroso per riportare idealmente le spoglia del brigante Villella a Motta Santa Lucia in Calabria, suo paese natale. Il richiamo storico diventa così l’occasione per raccontare, con interviste, articoli e video, alcuni dei più diffusi pregiudizi che ci condizionano e spesso sono alla base di fatti con rilevanza anche giudiziaria. Ne approfitteremo per incontrare lungo il viaggio persone che nella loro vita si impegnano per affrontare e abbattere i pregiudizi. Saremo i testimoni “pedalanti e narranti” di un mondo, quello dei pregiudizi, che mina i diritti di chi li subisce. Parleremo di intelligenza artificiale e dei pregiudizi insiti negli algoritmi, di omotransfobia, di gender gap, di diritto alla difesa, di braccianti nei campi, di antisemitismo e chiuderemo con l’atavica “questione meridionale”.

Il “viaggio” inizierà il 3 settembre a Torino, faremo tappa a Piacenza, Ferrara, Rimini, Giulianova, Foggia, Matera, Sibari e si concluderà il 10 settembre a Motta Santa Lucia ( Cz).

Sarà un viaggio ecosostenibile, l’unico carburante che consumeremo saranno le nostre forze, che integreremo con laute cene con piatti tipici regionali, possibilmente con materie prime a chilometro 0, il nostro abbigliamento tecnico è prodotto da un’azienda con materiali quasi interamente riciclati, l’autovettura con cui ci seguiranno i due giornalisti Nicola e Lorenzo è ibrida. Insomma ce l’abbiamo messa tutta affinché questo “viaggio” rispecchi i nostri valori e i nostri ideali.