L'ordine degli avvocati di Beirut ha citato in giudizio dinnanzi all’Alta Corte di Londra Savaro Ltd, una società chimica registrata nel Regno Unito, per il suo presunto ruolo nell’esplosione avvenuta il 4 agosto dello scorso anno al porto di Beirut che ha causato la morte di 218 persone. La causa, secondo quanto riferisce il quotidiano britannico «Financial Times», è stata intentata anche da altre quattro persone, fra cui uno dei sopravvissuti all’esplosione e dai familiari di due vittime. Secondo i querelanti, l’azienda chimica non sarebbe riuscita a stoccare o smaltire correttamente centinaia di tonnellate di nitrato di ammonio che, incendiandosi, hanno provocato l’esplosione dello scorso anno. La deflagrazione, oltre alle 218 vittime e le migliaia di feriti, ha distrutto vaste aree della capitale libanese, con danni che si aggirano intorno ai 4 miliardi di dollari. Gli avvocati chiedono alla società i danni, che verranno quantificati in seguito. Secondo i legali libanesi, Savaro possedeva le 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio destinate nel 2013 a una società di esplosivi in Mozambico. La vecchia nave che trasportava il carico è affondata nel porto di Beirut in rotta verso l’Africa meridionale e il materiale chimico, utilizzato per produrre esplosivi, è stato scaricato nel2014 in un deposito portuale su istruzioni di un tribunale libanese. Richard Slade, un avvocato dell’omonimo studio legale che rappresenta Savaro, ha affermato che l’azienda chimica «non ha mai commerciato» e non ha effettuato le transazioni citate nella documentazione fornita dagli avvocati libanesi.