Violenze, devastazione ambientale, bambini partoriti all’aria aperta, un ragazzo morto, e poi ancora l’uso «senza freni» di droghe, fino all’immaginifica descrizione di cani morti lasciati marcire sotto il sole. Un campionario di nefandezze degne più di un girone dantesco che di un evento musicale pur senza regole.

È con questi accenti che i media italiani hanno raccontato il mega- rave (Teknival) del lago di Mezzano su un terreno privato al confine tra Lazio e Toscana. Sono arrivati migliaia di ragazzi e ragazze dall’Italia e da tutta Europa e hanno ballato al suono dei beat accelerati della musica tecno. Ci sono stati eccessi e un ragazzo ha perso la vita in un incidente le cui dinamiche sono tutte da accertare, ma la realtà è stata meno drammatica da come l’hanno descritta gli organi di informazione che sembrava parlassero dell’Afghanistan e non di un raduno di giovani europei.

Resta da capire perché un evento musicale non dissimile da altri che si sono svolti all’estero negli ultimi mesi abbia scatenato commenti così tranchant e una polemica politica nei confronti della ministra dell’Interno Lamorgese, “rea” di non aver interrotto il rave a suon di manganelli e lacrimogeni. Alla fine c’è stato il deflusso pacifico e senza incidenti dei partecipanti che sono stati identificati.

Ne parliamo con il professor Massimo Canevacci, docente di antropologia culturale presso l’Università La Sapienza di Roma, studioso e osservatore delle sottoculture giovanili, che parte proprio dalle descrizioni della stampa.

Professore, come spiega il clamore che ha suscitato il rave?

I giornali hanno usato termini incredibili per parlare dell’evento. Da trent’anni in Italia si svolgono regolarmente i rave e i giornalisti non sanno ancora che si tratta di contesti per loro natura “illegali”, dovrebbero avere più consapevolezza dei fenomeni sociali. I rave sono nati nelle occupazioni delle fabbriche abbandonate in aree metropolitane periferiche, feste che nascevano dal riutilizzo di luoghi la catastrofe industriale del lavoro taylorista, della catena di montaggio. Hanno trasformato questi luoghi un tempo di fatica ripetitiva in momenti ludici senza chiedere il permesso a nessuno

Perché allora questa levata di scudi del mondo dell’informazione e della politica?

I partiti di destra hanno chiesto in qualche modo di replicare il modello di Genova 2001, ma l’intervento massiccio della polizia avrebbe creato una situazione davvero catastrofica per la sicurezza di tutti, come ha fatto notare lo stesso Viminale. L’allarmismo nato intorno all’evento in sostanza è stato usato per motivi di propaganda politica e, devo dire, che la ministra Lamorgese ha fatto una scelta corretta nel non ordinare un biltz delle forze dell’ordine.

Pensa che gli organizzatori del rave abbiano comunque delle responsabilità?

Sì, certamente, soprattutto per l’impatto che un tale evento può avere sul piano ambientale, data l’ubicazione del luogo e il suo valore naturalistico

Crede che sia stata anche una sorta di azione pubblica contro le misure anti- Covid, visto l’assembramento che si è creato?

Come ho detto, si tratta di eventi “illegali” per definizione. Ma credo che la scelta di chi ha promosso e organizzato il raduno non sia stata dettata da un sentimento contro possibili misure “proibizioniste”, o da considerazioni politiche, risponde a una logica del tutto autonoma. Forse, vista la località e il particolare periodo che stiamo vivendo alcune scelte avrebbero potuto essere diverse.

Potrebbe essere anche una reazione dei giovani a tanti mesi di chiusure e confinamenti

Sicuramente tutto quello che è accaduto e che sta ancora accadendo con la pandemia di covid 19 ha costituito una pressione insostenibile per i ragazzi e le ragazze, ma a ben vedere, il rave del lago di Mezzano non è poi cosi differente dalla feste sulle spiagge piene della riviera romagnola. Da ogni parte c’è voglia di riconoscersi, di abbracciarsi, di baciarsi, di fare l’amore. Tutto questo andrebbe compreso ma con una certa politica il dialogo è irrimediabilmente chiuso.

In tutto ciò rientra anche l’uso di droghe?

Questo è un livello molto importante del discorso. Non è più possibile che una legislazione punitiva e proibizionista impedisca di affrontare in modo efficace questo problema. Bisogna puntare sul contenimento o riduzione del danno, non sulla punizione dei consumatori e occorre aiutare i giovani a essere consapevoli che se assumono alcune sostanze i loro effetti potranno essere molto deleteri per la loro salute.