Il dottor Catello Maresca, candidato sindaco del centrodestra a Napoli, ha lavorato presso la Direzione distrettuale antimafia (Dda) e come sostituto presso la Procura generale del capoluogo campano. Ora è in aspettativa e si prepara ad affrontare la sfida con Gaetano Manfredi, l’aspirante primo cittadino schierato dal centrosinistra e dal M5S.

Come mai ha deciso di misurarsi con la politica e prendere l’aspettativa dalle funzioni di magistrato?

Da 22 anni sono in magistratura, che ho considerato sempre un servizio alla comunità. Con lo stesso spirito e grazie alla mia esperienza ora ho scelto di mettermi al servizio dei cittadini napoletani sotto un’altra veste. Oggi Napoli sta vivendo un momento particolarmente critico. Ha alle spalle dieci anni di disastri assoluti e 30 di malgoverno della sinistra. Quindi tutti devono rimboccarsi le maniche e fare qualcosa di buono per la città.

Napoli e la Campania in generale hanno potuto vantare in passato una classe dirigente di rilievo nazionale. Oggi è ancora così?

Lei ha colto benissimo un vuoto di rappresentatività politica della Campania, e del Meridione in generale. Questo è frutto di quello che le dicevo prima: la classe dirigente si è disinteressata dell’impegno pubblico. E ancora prima della pandemia si sentiva forte il bisogno di un nuovo modello gestionale della città. I cittadini hanno bisogno di qualcuno di cui fidarsi e a cui affidarsi.

Come giudica il lavoro portato avanti dall’attuale sindaco Luigi De Magistris?

Non sono io a giudicarlo ma i napoletani ad essere esasperati: vivono una quotidianità che non appartiene loro. Sto girando da mesi nei quartieri più difficili e trovo devastazione ovunque: strade dissestate, immondizia dappertutto, alberi sradicati. Al di là del sindaco, credo che il problema sia stato il suo modello di amministrazione che, rispecchiando quelli impostati con una ideologia di sinistra, non ha avuto alcuna efficacia per la nostra città.

Lei col suo programma come si differenzia?

Siamo l’esatto opposto. Loro hanno chiuso agli investimenti privati, noi invece, ad esempio, riteniamo che occorra costruire autostrade per gli imprenditori italiani e stranieri che vogliano investire a Napoli, ricostruire un legame forte tra il pubblico e i privati invece di criminalizzare il profitto, lavorare per il recupero delle municipalità. L’attuale sindacatura è stata caratterizzata da un isolamento istituzionale.

Al contrario io, da uomo delle istituzioni, sento forte questa responsabilità: noi dobbiamo essere aperti alla collaborazione istituzionale a tutti i livelli: Regione, governo, Europa. Abbiamo già intavolato trattative serie con alcuni ministri dell’attuale esecutivo. Con Brunetta stiamo lavorando per la digitalizzazione e la ristrutturazione della macchina amministrativa, con Erika Stefani a un nuovo modello di welfare, con Giorgetti e Garavaglia per il rilancio economico e del turismo.

È un po’ singolare che attualmente Napoli abbia un ex magistrato come sindaco. Adesso la sua candidatura. È la città che richiede questo profilo particolare?

Posso parlarle della mia esperienza: come magistrato antimafia mi sono impegnato a fondo, ottenendo anche risultati straordinari. Come cittadino ho sempre avuto una grande attenzione per questa terra, attraverso l’impegno civico, le mie associazioni, i libri, i convegni. Sento che le persone, per questo, si aspettano da me un ripristino della legalità e il rispetto delle regole nella nostra città. La sicurezza è la priorità per lo sviluppo economico e per il lavoro.

A proposito di legalità, c’è un problema che riguarda le infiltrazioni mafiose nelle liste. Come pensa di gestirlo?

È un problema che non riguarda solo la mia lista e che ho posto con forza nei giorni scorsi. Noi in questo momento lo stiamo affrontando in maniera seria e serena. Sono un magistrato, quindi anche da questo punto di vista devo rappresentare una garanzia. Stiamo controllando i profili, conoscendo le persone.

È una iniziativa che abbiamo fatto solo noi al momento: io ho sollecitato anche il candidato Manfredi a fare lo stesso, a elaborare una linea comune, ma l’ex ministro ha rimandato l’invito al mittente in maniera sprezzante, proponendosi lui garante di qualcosa che, nella migliore delle ipotesi, sottovaluta. Da notizie di stampa, apprendiamo che sono loro a prendere i nostri scarti e gli impresentabili.

Sempre in tema di legalità: lei sa che il nostro giornale è sensibile alla questione carceraria. Come può un sindaco incidere sul miglioramento delle condizioni dei detenuti e dei futuri liberi?

L’impronta è sempre quella che ho cercato di portare avanti nel mio lavoro e nella attività collaterali: massimo rigore per chi sbaglia ma anche offerta di strade serie per la rieducazione e il ricollocamento sociale. Innanzitutto dobbiamo spingere affinché i ragazzi della nostra città siano messi nelle condizioni di non delinquere.

Laddove però ci troviamo di fronte a persone che sbagliano, bisogna consentire loro di recuperare, anche con percorsi di reinserimento professionale. Un sindaco sicuramente si deve impegnare, insieme alle associazioni di categoria, per la formazione proiettata all’inserimento lavorativo. Solo la dignità del lavoro può distogliere queste persone da percorsi criminali.

Lei ha firmato alcuni dei referendum promossi dal Partito radicale e dalla Lega: in base a quali motivi?

Ne ho sottoscritti tre: riforma del Csm, equa valutazione dei magistrati, separazione delle funzioni tra giudici e pubblici ministeri. Sono temi che saranno decisivi nella discussione generale che verrà fatta nei prossimi mesi per la riforma del Consiglio superiore e dell’ordinamento giudiziario. Dopo gli scandali Palamara, Amara, e chi più ne ha più ne metta, credo siano riforme ineludibili.

Sul tavolo delle riforme c’è anche il tema delle porte girevoli tra magistratura e politica. Qual è il suo pensiero su questo?

Sinceramente mi viene anche da sorridere pensando che un cittadino che fa il magistrato non possa partecipare alla vita amministrativa della propria città, con lo spirito di servizio che le rappresentavo prima. Detto questo, si sa che se un magistrato prende la strada della politica mette anche sul piatto il proprio futuro: se e quando tornerò in magistratura lo dovrò fare lontano dalla Campania e dai miei affetti. Per questo, credo che meriti rispetto la scelta che un uomo fa in questo senso. Anzi ritengo che sia un diritto ineludibile quello dei magistrati di poter contribuire alla vita civica, civile e sociale della propria comunità.