Marco Bentivogli, ex segretario della Fim Cisl e ora coordinatore di Base Italia, risponde al segretario della Cgil, Maurizio Landini, spiegando che «a livello aziendale è necessario modificare i protocolli includendo il green pass, anche perché moltissimi lavoratori vaccinati chiedono di essere tutelati rispetto a pochi scellerati che non lo sono». Perché Landini sbaglia sulla questione del green pass per i lavoratori? È una questione di posizionamento: questo inseguire la retorica dei no vax è assurdo. I dati dell’Iss sull’efficacia dei vaccini sono inequivocabili, per cui avere dei dubbi su vaccini e gran pass è tutt’altro che una posizione neutrale, ma tende a inseguire l’ignoranza ben sapendo che l’80 per cento dei lavoratori ha già fatto la prima dose di vaccino e la stragrande maggioranza ha scaricato il green pass. Una grande forza di rappresentanza non può inseguire una minoranza di urlatori incompetenti. Landini dice che i protocolli sono più che sufficienti per impedire il diffondersi di focolai. È d’accordo? I protocolli aziendali costruiti tra marzo e luglio dello scorso anno, quando il vaccino non c’era, sono stati fondamentali. Ma nel periodo precedente al vaccino ci sono stati 130mila morti, per cui non si può far finta di nulla quando abbiamo a disposizione un’arma così potente. Pertanto è giusto anche a livello aziendale modificare i protocolli includendo il green pass, anche perché moltissimi lavoratori vaccinati chiedono di essere tutelati rispetto a pochi scellerati. Resta il problema dei fragili che non hanno compatibilità con il vaccino a cui serve una documentazione utile a non avere problemi. Alcuni chiedono di differenziare tra lavoratori a contatto con il pubblico, come gli insegnanti, e altri. È un’ipotesi possibile? Da questo punto di vista sono il meno indicato a rispondere perché considero necessario l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini over 12. È ovvio che il green pass e alcuni obblighi per settori specifici rappresentano una mediazione, ma bisogna ricordare che tutte le epidemie sono state combattute con l’obbligo vaccinale per legge e credo che questo sia l’elemento fondamentale, visto che poi hanno creato molti meno morti e disagi. Crede che se questa pandemia fosse arrivata vent’anni fa, senza i social e il potere di Internet, sarebbe stato più facile introdurre l’obbligo vaccinale? Assolutamente sì. Non c’è dubbio che c’è un problema di consenso tanto è vero che tantissime persone che palesano una neutralità rispetto a queste cose in realtà lo fanno per difendere il loro ruolo. Ma su questo non si può essere neutrali. Le due dosi portano a minori contagi, ospedalizzazioni, terapie intensive e decessi e se l’Iss dice questo non si può essere neutrali. Chi parla di cure domiciliari o che il vaccino è sperimentale alimenta solo bufale che una volta si sarebbero ripetute di orecchio in orecchio e sarebbero finite lì mentre oggi passano di display in display e si amplificano. Ma in ogni caso non hanno fondamento. In tutto questo quale dovrebbe essere il ruolo del sindacato? Il sindacato ha un ruolo di responsabilità. Molti si chiedono come mai al ristorante al chiuso serve il green pass e nelle mense aziendali no. Penso sia giusto tutelare i lavoratori in mensa come il cittadino nei ristoranti. Sono temi che riguardano la sicurezza sul lavoro. Il contagio da Covid sul luogo di lavoro è considerato dall’Inail come infortunio quindi c’è una responsabilità aziendale, personale e, come dice la Costituzione, anche nei confronti dei propri compagni e compagne di lavoro. Come si argina la propaganda no vax? È fondamentale far sentire la voce della stragrande maggioranza di lavoratori vaccinati e con green pass. Ho letto un’intervista di una lavoratrice vaccinata arrabbiata con Landini, ma purtroppo i mass media amplificano le voci di quattro no vax che invocano la libertà assoluta con il tatuaggio del duce al braccio. Questo è il bacino che si cerca di rappresentare. Credo che da questo punto di vista bisognerebbe sostenere l’azione di governo anche con le agenzie educative come sindacati e scuole. La politica che negli anni ha cercato di rimanere neutrale ha finito per alimentare l’antiscientismo? Dico che non c’è neutralità perché l’uno vale uno nella scienza e nella medicina non esiste. La stragrande maggioranza della popolazione giovane non ha competenze in materia scientifica ma pretende di averla e questa è l’illusione della nostra epoca. Ci hanno rintronato per mesi con lattoferrina e altre bufale di alchimisti da social che ripetono bugie per prendersi le simpatie delle persone ignoranti. Ho scritto a Landini come persona che si ritiene vicina alla riflessione e al dialogo per fargli capire che sta giocando una partita sbagliata. Ma la malattia è diffusa, ricordo che il presidente del Consiglio precedente si è vaccinato solo tre settimane fa e molti leader hanno fatto lo stesso. Siamo un paese malato di irresponsabilità. Il vero problema è la dittatura della minoranza urlante che purtroppo è iper-ascoltata. Ci sono poi persone impaurite e confuse che legittimamente andrebbero guidate ma la spuntano sempre i pochi no vax. Il governo ha avuto delle responsabilità nella comunicazione, come sul caso Astrazeneca? Su Astrazeneca e non solo ci sono stati degli errori, magari non per colpa del presidente del Consiglio ma della sua squadra che potrebbe aver timore di prendersi responsabilità e questo porta a commettere errori. In più c’è una parte di virologi che dicono una cosa e l’esatto contrario e così facendo si gioca a delegittimare la stessa scienza che dà loro da vivere. Questo ha provocato problemi nella credibilità delle istituzioni sanitarie ma su questi temi non c’è nessuna ragione di politica elettorale da seguire. Quale futuro vede per il sindacato nei prossimi mesi in vista dell’attuazione del Pnrr? Il sindacato è fondamentale, deve muoversi per le riforme e deve essere un soggetto riformista che spinga al cambiamento e alla modernizzazione del paese. I soldi del Pnrr senza riforme sarebbero buttati in mille rivoli e invece il governo deve puntare sui lavoratori e sul lavoro. Spesso la politica fa grande ideologismo o si dimentica del tutto dei lavoratori: per evitare tutto ciò il ruolo del sindacato è insostituibile ma deve stare qualche metro più avanti della politica e distinguersi da essa.