Sospensione dalle funzioni per i cinque ex togati del Csm Luigi Spina (nella foto), Gianluigi Morlini, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre e Corrado Cartoni. È questa la sanzione chiesta dai rappresentanti della procura generale della Cassazione - l’avvocato generale della Corte Pietro Gaeta e il sostituto pg Simone Perelli nella requisitoria pronunciata ieri davanti alla sezione disciplinare del Csm. I cinque ex togati sono sotto procedimento disciplinare per la riunione notturna del 9 maggio 2019 all’hotel Champagne, alla quale parteciparono con Luca Palamara e i deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri, e in cui si parlò del successore di Giuseppe Pignatone alla procura di Roma.

Gaeta ha evidenziato che le condotte dei cinque non sono sovrapponibili, per gravità, a quelle di Palamara, ma si troverebbero un gradino immediatamente sotto, per il contributo causale fornito a Palamara, con la piena consapevolezza delle modalità e delle finalità della sua condotta. Per tale motivo ha optato per la sospensione anziché per la radiazione - come fatto nel caso Palamara. Per Spina, Morlini e Lepre è stata chiesta la sospensione dalle funzioni «nella massima entità» , ovvero 2 anni. Spina, ha affermato nella sua requisitoria il pg Gaeta, è stato «il fiduciario assoluto del consigliere Palamara all'interno dell'istituzione consiliare - ha affermato -, l'uomo di fiducia in grado di veicolare all'interno del Consiglio i suoi desiderata».

Sarebbe stato, dunque, «la “longa manus” di Palamara nell’istituzione consiliare», mentre Morlini e Lepre - all’epoca dei fatti presidente della Commissione direttivi il primo, e relatore della pratica sulla nomina alla procura di Roma il secondo - «ricoprivano ruoli che rendono ancora più drammaticamente grave - ha detto Gaeta - la gestione parallela delle nomine all’hotel Champagne». Per gli ex togati Cartoni e Criscuoli, invece, il pg ha chiesto la sospensione per un solo anno. Il processo, che ha preso il via un anno fa, proseguirà il 6 settembre, quando la parola passerà alle difese. «La procura generale - ha sottolineato il professor Vittorio Manes, difensore di Morlini - ha dato nella sua richiesta di sanzioni una valutazione di gravità dei fatti radicalmente diversa rispetto a quella relativa alla vicenda che ha riguardato Palamara».