Anche in Italia c’è il fenomeno dei minori vittime di tratta e sfruttamento. Parliamo dei “piccoli schiavi invisibili”, che non a caso è anche il titolo del rapporto diffuso da Save the Children in vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani.

I dati del Rapporto: l'82% sono donne o ragazze

I numeri snocciolati dall’organizzazione umanitaria sono chiari. In Italia, nel 2020 risultano in carico del sistema anti-tratta 2.040 vittime. Donne e ragazze si confermano la componente maggioritaria (1.668 vittime, pari al 81,8%), ma risultano in aumento rispetto al 2019 sia la componente maschile (330 uomini e ragazzi, pari al 16,2%) sia le persone transgender (42 vittime, pari al 2,1%). I minori sono 105, il 5,1% del totale delle persone assistite nel 2020. Sono 716, invece, le sole nuove prese in carico nel 2020, di cui 531 donne e ragazze (74,2%), 150 uomini e ragazzi (20,9%) e 35 persone transgender (4,9%). Tra le nuove prese in carico i minori rappresentano l’ 1% del totale, con 7 nuovi ragazzi e ragazze nel 2020, a fronte di 39 valutazioni effettuate.

Nazionalità delle vittime

Rispetto alle nazionalità, la Nigeria si conferma il principale Paese di provenienza tra le vittime - adulti e minori - complessivamente assistite nel 2020 (1.475 pari al 72,3%), anche se in leggero calo rispetto al 2019 quando le vittime nigeriane prese in carico erano 1.597 (78,6%). Seguono i gruppi nazionali di Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, ciascuno con 40 vittime assistite nel 2020, pari al 2% del totale. Sostanzialmente invariato rispetto al 2019 il numero di vittime assistite provenienti dalla Costa d’Avorio: una tendenza che, nonostante l’aumento dei flussi di ingresso provenienti dal Paese, si spiega con il fatto che per la maggior parte dei cittadini ivoriani, e in particolare donne e minori, l’Italia rappresenta un Paese di transito verso la Francia, cosa che non facilita la loro identificazione ed emersione. Risultano in aumento le vittime pakistane, salite da 25 (1,2%) del 2019 a 40 (2%) del 2020. Le vittime di origine romena prese in carico sono diminuite, passando dal rappresentare il 2,2% delle persone assistite nel 2019 all’ 1,3% del 2020.

Tipologia di sfruttamento

Secondo il rapporto di Save the Children, per quanto concerne le tipologie di sfruttamento, il 78,4% (1.599 persone) del totale delle vittime in carico al sistema anti-tratta nel 2020 sono state sfruttate a scopo sessuale. Lo sfruttamento lavorativo ha riguardato il 13,8% (281 vittime) del totale delle persone in carico al sistema, in aumento rispetto al 2019 quando le vittime assistite erano l’ 11,6% (160 in totale). Il restante 7,8% delle vittime assistite è coinvolto in altre forme di sfruttamento, tra cui l’ 1% delle vittime assistite è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio.

Dal rapporto emerge con chiarezza anche la tragedia delle ragazze vittime di tratta e sfruttamento insieme ai loro figli: bambine e bambini generalmente molto piccoli, spesso nati proprio dagli abusi subiti dalle madri, che non solo assistono a quelle violenze ma rischiano loro stessi di finire nelle mani di sfruttatori e trafficanti, oppure di essere usati come oggetto di ricatto nei confronti delle mamme. Gravi conseguenze per madri e bambini arrivano anche dallo sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, negli insediamenti informali isolati dai centri urbani e dai servizi.

Lo sfruttamento nel cyberspazio

Ma la pandemia ha anche reso lo sfruttamento della prostituzione ancora più invisibile. Parliamo dello sfruttamento indoor, ovvero nei luoghi al chiuso. E l’indoor si interseca con l’on line. Infatti, come evidenzia Save the Children, il cyberspazio si configura sempre più anche come luogo stesso dello sfruttamento vero e proprio - in particolare di giovani donne e minori - ad esempio attraverso le live chat, replicabili innumerevoli volte e strumento, dunque, di massimizzazione dei profitti, o la condivisione di materiale foto/video.