Secondo Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, che dopo anni incrociano il loro pensiero nella lotta alla “dittatura sanitaria”, il Green pass del governo Draghi ha aperto la strada a «un regime dispotico» che avrà «conseguenze drammatiche sulla vita democratica». Nella lettera scritta a quattro mani e pubblicata dal portale dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli i due intellettuali disegnano un presente apocalittico in cui la linea di demarcazione del vaccino crea cittadini di serie A e cittadini di serie B, da una parte gli eletti, dall’altra i reietti. Una deriva orwelliana che si sta realizzando davanti ai nostri occhi in un subdolo climax di assuefazione: «Ogni regime ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti». Praticamente siamo alla vigilia della Marcia su Roma e non ci siamo accorti di nulla.Fa impressione vedere due sofisticati filosofi come Agamben e Cacciari, grandi conoscitori del pensiero politico contemporaneo, tagliare con l’accetta un problema serio e complesso come la pandemia, evocando distopie immaginarie neanche fossero gli ultimi dei complottisti. E l’indubbia e impetuosa passione civile che da sempre anima le loro parole non può giustificare simili ragionamenti. In sostanza sono le stesse argomentazioni agitate dalle piazze che nell’ultimo week end hanno contestato violentemente il governo, paragonandolo addirittura al Reich hitleriano con l’insostenibile equazione vaccini-Shoah. Quella reductio ad hitlerum che serve a decapitare qualsiasi dialettica ma tanto in voga nei dibattiti social, e che i due filosofi incorporano con sconcertante disinvoltura nel loro pamphlet. Diventando gli ignari punti di riferimento del cospirazionismo italico così a corto di portavoce brillanti ma così desideroso di prendersi la scena. Ma davvero ha senso mettere in relazione le atrocità dei campi di sterminio nazisti con le limitazioni di un pass sanitario? Anche tralasciando il cattivo gusto, il paragone appare del tutto privo di senso. Ad Aushwitz si moriva di stenti, per mancanza di cure, per la crudeltà dei carcerieri e non era previsto nessun trattamento sanitario obbligatorio. Perché dunque trasformare la legittima critica ai provvedimenti dell’esecutivo che qualche problema costituzionale stanno effettivamente sollevando, in un discorso sciatto e caricaturale? Slabbrata e fallace anche la comparazione con la Cina del presidente Xi Jinping e l’Urss di Stalin: «A Pechino dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia. E varrà la pena ricordare il “passaporto interno” che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica». Considerazioni buttate lì a caso da chi non sembra conoscere la società in cui si muove: il “tracciamento” e la sorveglianza digitale dei cittadini è una piaga con cui conviviamo da almeno due decenni, lo scandalo dei “big data” , la profilazione dei nostri comportamenti, delle nostre idee, dei nostri gusti avviene quotidianamente da parte delle grandi corporation dell’E-economy e degli stessi governi. E in ogni caso la situazione dei diritti umani in Cina, dove non esiste diritto di voto e di associazione politica e sindacale, non è minimamente paragonabile a quella dell’Italia e delle altre democrazie occidentali. Ma l’aspetto che più disorienta nella riflessione di Cacciari e Agamben riguarda la vaccinazione di massa che viene definita in modo contraddittorio: «Nessuno invita a non vaccinarsi! Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di “sperimentazione di massa” e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto». Da queste righe francamente non si capisce se i due intellettuali invitino le persone a vaccinarsi per proteggersi dal virus o consiglino il contrario per non giocare il ruolo di cavie inconsapevoli. In realtà Cacciari e Agamben non prendono posizione, rimangono volutamente nel vago, in quella terra di mezzo del pensiero in cui possono agitare per bene le loro suggestioni nel più classico dei cherry picking (utilizzo solo gli argomenti che fanno comodo alla mia tesi, scartando quelli che la contraddicono), il tutto con buona pace di Aristotele e della sua logica del “terzo escluso” (non posso vaccinarmi e non vaccinarmi allo stesso tempo).