La Commissione per la giustizia al Sud fa fibrillare il Csm. Che ancora una volta si è spaccato, approvando con 11 voti favorevoli contro otto contrari e cinque astensioni la proposta di autorizzare lincarico per i sei magistrati che faranno parte al progetto voluto dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia di concerto con la ministra per il Sud Mara Carfagna. Dopo un lungo scambio di vedute, il plenum ha autorizzato i magistrati designati a far parte della squadra istituita per aumentare l'efficienza della risposta giudiziaria nel Mezzogiorno. Ad infiammare la discussione la posizione dei consiglieri Nino Di Matteo e Sebastiana Ardita, secondo i quali l'iniziativa si tradurrebbe in una discriminazione per gli uffici giudiziari del Sud e nell'erosione - lennesima, secondo i due togati - delle competenze costituzionali del Csm. «Lidea stessa di una commissione per il sud muove da una discriminazione incomprensibile tra uffici del sud e del resto del Paese ed è inaccettabile se non offensiva - hanno evidenziato i due togati -. Ci sono uffici, competenze e personale specializzato nel ministero per potere svolgere questi compiti. Questo tipo di scelta non rappresenta una collaborazione col Csm, ma semmai una erosione delle sue competenze - come ha anche affermato il consigliere Benedetti - e non se ne comprende il metodo. I bisogni degli uffici giudiziari sono ben noti, occorre intervenire in fretta e con gli strumenti previsti. Il rapporto di collaborazione leale tra uffici - hanno concluso Di Matteo e Ardita - non può risolversi nella mera accondiscendenza ad ogni richiesta dellesecutivo». È stata la relatrice della pratica, la togata Elisabetta Chinaglia, presidente della prima Commissione, a ricordare in plenum che «molte delle cose indicate valgono per molti uffici giudiziari, indipendentemente dalla loro collocazione territoriale. Luniformità della giurisdizione richiede attenzione uguale a tutti gli uffici in difficoltà. Ferme restando obiettive perplessità - ha spiegato -, non spetta però al Consiglio valutare le scelte dei ministro, quindi si è proceduto alla verifica della sussistenza dei presupposti per la concessione dellautorizzazione a svolgere lincarico». La Commissione ha lobiettivo di individuare le cause di eventuali criticità degli uffici giudiziari situati nelle aree del Meridione, con particolare attenzione al tasso di scopertura dei ruoli organici della magistratura e del personale amministrativo, il tasso di turnover, il carico complessivo dei ruoli e lincidenza dell'arretrato, obiettivi ai quali si affiancano eventuali proposte per il miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori del settore giustizia e per una migliore e più immediata circolazione della conoscenza delle prassi virtuose. Per la togata Maria Tiziana Balduini, di Magistratura Indipendente, grazie anche agli appositi fondi previsti proprio per il Sud, «si tratta di un'occasione unica per iniziare a porre rimedio alle gravissime carenze di cui sono affetti tutti gli uffici del nostro Paese - ha dichiarato -. Grazie anche all'impegno assunto dai ministri della giustizia e del Sud e della coesione sociale, queste situazioni potranno essere sanate, potendo poi le risorse ordinarie che attualmente vengono impiegate anche in questi uffici del sud essere deviate su altri uffici posti nell'intero territorio italiano». Durante la discussione, Di Matteo ha evidenziato come il principio di leale collaborazione tra le istituzioni, più volte invocato, «non può sempre solo risolversi dell'acquiescenza del Consiglio ad ogni richiesta dell'esecutivo, anche quando alcune iniziative e richieste, come questa, appaiono distoniche rispetto ad obiettivi che per essere conseguiti devono essere perseguiti nell'ottica della unitarietà e non della considerazione territoriale dei problemi della giustizia. Il conferimento di incarichi a magistrati e la partecipazione dei magistrati a una Commissione ministeriale che nuove da questi presupposti e persegue questi obiettivi è idonea a ledere, quanto meno ad appannare, le immagini di indipendenza dei magistrati di cui oggi si chiede la partecipazione a questo tipo di Commissione interministeriale». Per il laico Filippo Donati (M5S) si tratterebbe di una invasione di campo, in quanto ciò di cui la Commissione andrebbe ad occuparsi rientrerebbe proprio nellambito delle competenze del Csm. «Allora qual è il rapporto tra le competenze del ministro in questo settore e le competenze invece che istituzionalmente spettano all'organo di autogoverno?», si è chiesto. Argomento che ha trovato daccordo Carmelo Celentano, che si è astenuto dal voto, secondo il quale si tratterebbe addirittura di una «sperimentazione sulle modalità attraverso le quali avere in questo ordinamento un autogoverno o non averlo». Le perplessità riguardano soprattutto il contenuto delle attribuzioni che competono al ministro della Giustizia e al Csm. Ma secondo il vicepresidente David Ermini, «dire al Governo di non fare questo tipo di Commissione non è tra i nostri compiti». E daccordo con la proposta è anche Loredana Miccichè (Mi), secondo cui «non abbiamo titolo per discutere del merito della scelta politica di istituire questa Commissione e non condivido nemmeno l'idea di considerare la possibilità di non dare l'autorizzazione per contrastare la scelta del ministro. Francamente tutto questo non lo vedo in linea con il dovere comunque di collaborazione leale che deve esistere tra ministro e Consiglio - ha evidenziato -. Il Sud in Italia è un problema un problema che coinvolge qualsiasi settore della società e coinvolge quindi anche la giustizia, perché ci sono dei problemi strutturali di funzionamento, e francamente non trovo scandaloso volerli risolvere attraverso delle soluzioni individuate da una Commissione che si riunisce, che vede la partecipazione di magistrati e che cerca di destinare i fondi che comunque sono stanziati presso il ministero nella maniera migliore possibile».