Il premier Draghi ha deciso di blindare la riforma del processo penale. Lo ha comunicato questa sera nella conferenza stampa indetta con la Ministra Cartabia e il Ministro Speranza al termine del Consiglio dei Ministri dedicato principalmente alle questioni vaccini e green-pass. «Sulla riforma della giustizia c'è stato un rapido passaggio in CdM - ha detto il primo Ministro  -  Ho chiesto l'autorizzazione alla fiducia quando sarà il momento in Parlamento, perché c'è stato un testo approvato all'unanimità in Cdm e questo è un punto di partenza. Qualora ci fossero miglioramenti tecnici anche importanti noi siamo aperti, molto aperti, qualora ci fossero servirà un nuovo passaggio in consiglio dei ministri». Il Cdm ha autorizzato il governo a porre la questione di fiducia sulla riforma della giustizia, anche se fonti grilline si sono dette spiazzate dal fatto che i loro ministri abbiano dato l'autorizzazione.  Draghi, rispondendo ad una domanda di un giornalista, ha specificato «c'è tutta la buona volontà di accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e non stravolgano l'impianto della riforma e siano condivisi. La richiesta di autorizzazione di fiducia è dovuta al fatto di voler porre un punto fermo» e ha risposto indirettamente anche ai Cinque Stelle: «Nessuno vuole sacche di impunità, bene processi rapidi e tutti i colpevoli puniti, è bene mettere in chiaro da che parte stiamo»; ma anche tranquillizzato rispetto ad uno scenario di spaccatura « Una riforma come quella della giustizia deve essere condivisa ma non è giusto minacciare un evento, la consultazione elettorale, se non la sia approva». Qual è il senso di questa mossa? Trovare innanzitutto un consenso sulla riforma, in quanto Draghi aspira a non spaccare la maggioranza. Tanto è vero che sono in corso trattative serrate con l'ex premier Giuseppe Conte, ora al timone dei grillini. L'importante però è che le modifiche siano di natura tecnica, non frutto di un puntiglio ideologico. Il secondo obiettivo è mandare anche un messaggio alla maggioranza che deve sapere che il testo condiviso nello scorso Cdm non può essere stravolto. Il terzo è blindare il consenso in un Cdm per poi portare il testo in Aula e ottenere la fiducia in quanto ritiene quella della giustizia una riforma molto importante. Dopo il premier Draghi è intervenuta anche la Ministra Cartabia: «da più voci è stata espressa preoccupazione, che mi pare vada presa in considerazione seriamente, su un punto specifico: data la criticità di alcune Corti di appello evitare che l'impatto di una novità come quella introdotta con l'improcedibilità non provochi un'interruzione di procedimenti importanti. Questa è una preoccupazione molto seria che anche il governo ha avuto fin dall'inizio ed è il terreno su cui si stanno valutando questi accorgimento tecnici». Dunque la ministra ha ribadito il metodo del dialogo e del confronto ma nessun stravolgimento del lavoro fatto fino ad ora e iniziato come ha ricordato «il giorno dopo l'insediamento di questo Governo», a voler dimostrare tutto lo sforzo possibile per giungere ad una riforma che abbia l'approvazione della maggioranza. Adesso qual è il percorso da seguire? È quello tracciato ieri pomeriggio dalla conferenza dei capigruppo che porta la riforma del processo penale in aula alla  Camera tra una settimana, venerdì 30 luglio.  L'ufficio di presidenza della Commissione Giustizia ha convocato una seduta per oggi, dedicata solo alle ammissibilità dei sub-emendmenti agli emendamenti del governo. Dopo quella seduta verrà deciso il successivo calendario della Commissione. Ora bisogna capire i margini di manovra sui contenuti. L'obiettivo del M5s sarebbe quello di indicare espressamente i reati per mafia, terrorismo e contro la Pa tra quelli imprescrittibili: « di certo non ci aspettiamo i giochetti fatti in Consiglio dei Ministri dove si aumentava di un anno i tempi per l'appello e di qualche mese quelli per la Cassazione. Occorrerà maggiore sensibilità della Ministra nei nostri riguardi», ci dice una fonte parlamentare. «Abbiamo proposto aggiustamenti che sono in fase di discussione -ha rivelato invece Enrico Letta- il provvedimento passerà comunque in parlamento. Voteremo la fiducia, auspico su un testo migliorato e, almeno per una prima approvazione, entro la pausa estiva». Per l'onorevole di Azione Enrico Costa «vanno bene i miglioramenti tecnici ma non ci siano cedimenti all'asse pm-M5S». Proprio del Pd abbiamo sentito l'onorevole dem Walter Verini al termine della conferenza stampa: «Ci sono tutte le condizioni per raggiungere delle modifiche all'interno dell'impianto della riforma che fughino ogni preoccupazione circa il rischio di far morire determinati processi. Le preoccupazioni che hanno espresso personalità importanti del contrasto alla criminalità organizzata sono da ascoltare attentamente. La Ministra saprà far tesoro di queste preoccupazioni.  Per l'onorevole Pierantonio Zanettin di Forza Italia invece «è impensabile rendere imprescrittibile ad esempio un reato come il peculato, solo per un pregiudizio ideologico dei Cinque Stelle. In generale creare un doppio binario per alcuni reati potrebbe avere anche profili di incostituzionalità. Comunque la trattativa è molto laboriosa, è stata portata anche ai massimi livelli.  Il mio auspicio è che da domani si possa cominciare a lavorare con serenità in Commissione».