Quando si riferisce all’uomo venuto dall’Albania, Totò Riina parla dell’attentato di Via D’Amelio o la strage del 1983 che riguarda il magistrato Rocco Chinnici? Secondo un articolo de Il Fatto online a firma di Stefania Limiti, noi de Il Dubbio che abbiamo dato la notizia ci siamo sbagliati ad indicare Via D’Amelio. Ma non è così. Facile equivocare tra l'attentato a Chinnici e quello a Borsellino Giustamente, l’autrice de Il Fatto osserva che l’attentato nei confronti Chinnici è avvenuto nella stessa modalità di quello eseguito nei confronti di Paolo Borsellino nel ’92. Quindi è facile equivocare. Verissimo. In effetti Totò Rina parla di entrambi gli attentati con il suo compagno d’ora d’aria Alberto Lorusso. A più riprese ha esternato la sua megalomania, sottolineando la sua specialità nel fare gli attentati a Palermo. Dice: «Cose difficili per me su Palermo non ce n'erano! Io avevo questa fortuna, questa specialità! La macchina di Chinnici mettila là, e l'ha posteggiata, poi in due o tre giorni nella macchina ci abbiamo messo il tritolo!». Riina parla degli attentati ai magistrati Totò Riina, quando parla sia dell’attentato di Via D’Amelio che quello di Chinnici, si diverte a gesticolare, a fare il sale e scendi. Ovvero a simulare il salto nell’aria dei magistrati raggiunti dall’esplosione. «C’è stato uno che gli ha fatto ballare la samba, uno che non è sceso a patti né a legge, che non ha avuto paura, minchia salivano e scendevano dai palazzi», dice Riina quando deve parlare degli attentati ai magistrati. Veniamo al punto. Ci sono dettagli che, quando Riina parla di questo esperto venuto dall’Albania, fanno pensare a Via D’Amelio. Solo i dettagli, infatti, possono essere utili per distinguere le due stragi avvenute con la stessa modalità. Andiamo direttamente al colloquio del 10 settembre 2013. «Eh figuratevi che questo palazzo si vede bene, salite, salite! Poi basta che ci mettevano la macchina là sopra, dall'altro lato, la mettevano là davanti, davanti il portone dove si entra “fiuuu” (fischietta e gesticola alzando il braccio in alto) se ne saliva là e poi scendeva!». Il dettaglio è quando dice che «questo palazzo si vede bene, salite!». Parla di palazzo Graziano a pochi metri da quello della madre di Borsellino Importante, perché in altri passaggi, quando Riina parla dell’attentato di Via D’Amelio spiega che l’abitazione della madre di Borsellino è ben visibile dal palazzo attiguo. Il che è vero. Parliamo del palazzo in costruzione in Via D'Amelio, quello dei costruttori Graziano che è sito a solo 170 metri dal luogo della strage, con una visuale limpida e chiara. Altro elemento: «Davanti il portone dove si entra “fiuuu”». Qui Riina fa il fischio. Molto probabilmente il suono del campanello. E questo lo fa, in diverse altre occasioni, quando parla di Borsellino. Proseguiamo. «Però io ci combattevo, tre giorni, quattro giorni la macchina messa là, andavo a cambiare il posteggio». Non può riferirsi all'attentato a Chinnici Ecco, qui Riina non può riferirsi all’attentato di Chinnici. Non può, perché quando in altri passaggi si riferisce a lui, parla di macchina parcheggiata subito e in due o tre giorni ci avrebbero messo l’esplosivo. C’è nelle trascrizioni. `Giustamente si obietta che Riina parla di “Nino” e non può che essere Antonino Madonia. Quindi è chiaramente l’attentato di Chinnici, visto che a luglio del ’92 lui era già in galera. Vero, ma c’è Nino Buscemi (tra l’altro imprenditore mafioso di alto livello per gli affari degli appalti, il cui fratello Salvatore è tra i mandanti delle stragi), oppure Nino Gioè. Sul punto non si può avere una certezza cristallina. Solo dal 1990 gli albanesi hanno potuto varcare i loro confini Il dettaglio principale è il discorso dell’uomo venuto dall’Albania. Impossibile che si riferisca all’attentato dell’83. Erano gli anni in cui il governo albanese chiude tutte le frontiere e impedito ogni tentativo di lasciare il Paese. È solo dal 1990 che sono tornati a varcare i confini nazionali. Forse solo togliendo quell’omissis possiamo avere una idea chiara e dipanare ogni dubbio.