Neanche il tempo di assaporare la vittoria azzurra agli Europei di calcio che i virologi si riprendono subito la scena mediatica. E lo fanno con lo stile ansiogeno che abbiamo imparato a conoscere nell’ultimo anno e mezzo, lanciando anatemi contro tutti gli italiani scesi in piazza a festeggiare la squadra di Mancini. «Quegli assembramenti li pagheremo a caro prezzo!», «Il Covid ci presenterà il conto!», «Il vero vincitore è il virus, la variante Delta non ci risparmierà!», «Dobbiamo prepararci a una nuova ondata di contagi!», tuonano gli esperti sulle pagine dei giornali e nelle loro edizioni online. Tutto un florilegio di scomuniche e profezie funeste con la certezza di aver individuato il colpevole ideale: i tifosi. Prima di loro era toccato alla movida e ai giovani, poi agli anziani ancora non vaccinati, domani chissà. Dopo i festeggiamenti dello scudetto dell’Inter avevamo ascoltato gli stessi anatemi ma poi non c’è stata nessuna apocalisse. fortuna? Forse. Di fronte a una pandemia il principio di precauzione è doveroso come lo è ricordare quali sono i comportamenti a rischio. Ma ci vuole anche senso della misura. La variante Delta ha fatto risalire i contagi, in particolare in Gran Bretagna e Spagna. Basterebbe però osservare i grafici per vedere che, a fronte di un robusto aumento dei casi, non corrisponde un aumento dei decessi: al contrario da settimane sono vicini allo zero. Merito dei vaccini, evidentemente capaci di attenuare il virus, svuotando i reparti di terapia intensiva. Nessuno è in grado di sapere cosa accadrà in autunno, se ci sarà una quarta ondata e che forme avrà, nemmeno gli scienziati dell’Oms. L’impressione (assai sgradevole) però è che molti virologi si sentano orfani del Covid e sperino inconsciamente di avere ragione per ritrovare la visibilità perduta.