Secondo Massimo Cacciari il Movimento 5 Stelle «si mangerà il ddl penale come ha fatto con tanti altri bocconi amari» e «l’unica possibilità per far guarire la giustizia è sganciare totalmente la politica dalla magistratura». Professor Cacciari, crede che lo strappo sulla giustizia possa mettere a rischio la tenuta del governo? Non credo. Il governo non rischia niente perché i partiti si stanno esercitando su delle cose che non toccano minimamente l’azione di governo, che è tutta concentrata sulla ripresa e sull’utilizzo di questa montagna di debiti che speriamo saranno usati al meglio. Queste sono le cose essenziali, i partiti si limitano alle cose di contorno, per usare un eufemismo. Il ddl penale ha visto però lo scontro con il Movimento 5 Stelle e con le sue due anime, quella contiana e quella grillina. Come andrà a finire? Si mangeranno la riforma come hanno fatto tante volte con altri bocconi amari. Poi certo lo scontro nel Movimento c’è ma continuo a credere che alla fine qualche compromesso in cui entrambi perderanno la faccia ma non le poltrone lo troveranno. Ma può anche darsi che non ce la facciano. Se la deriva diventa inarrestabile allora non c’è buona volontà che tenga. A quel punto si romperanno e ci sarà chi sta con Grillo e chi con Conte. Penso che sia talmente pazza la questione per loro, un vero suicidio, che a un certo punto si arresteranno. Ma potrebbe anche essere troppo tardi. Un’eventuale scissione provocherà danni all’esecutivo? Anche questo non cambierà nulla per il governo perché anche nel caso si formassero tanti piccoli movimenti, tutti appoggeranno il governo. Chiunque dovesse decidere di metterlo in discussione si troverà contro i gruppi parlamentari, dal momento che nessun parlamentare pentastellato vuole andare a casa. Anche un eventuale gruppo di Conte lo appoggerà, vedrete. Beh, Conte ha molto criticato la riforma della giustizia. Può darsi anche che Conte voglia prendersi un po’ di rendita stando all’opposizione come ha deciso di fare la Meloni ma è molto irrealistico e anche in quel caso il governo avrebbe comunque la maggioranza. Ma è solo un esercizio mentale. Si figuri se Conte con quello che ha dietro fa la lotta a Draghi. Ovvero? Basta vedere gli ambienti da cui nasce e l’opinione pubblica che lo sostiene: viene dalla la stessa identica cultura di cui è espressione Draghi. Non penserete mica che Conte sia nato dai “vaffa” di Grillo. Crede che l’accordo raggiunto sul ddl penale sia un buon accordo? La giustizia in Italia è molto malata, l’unica possibilità di farla guarire è sganciare totalmente la politica dalla magistratura. Ma in questo senso penso che anche i referendum serviranno a poco. I partiti si devono posizionare da qualche parte e per questo sventolano le loro bandiere. Ma questo sventolio fa solo fresco a Draghi, ed è quello che conta. Tra le bandiere c’è anche il ddl Zan? É evidente, sventolano le bandiere sia a destra che a sinistra e anche se entrambi hanno ottime ragioni non è questo il momento, non è questa l’epoca, non è questo ciò di cui il paese ha vitale bisogno. In tutto questo il Pd è stretto tra il sostegno a Draghi e l’alleanza con il Movimento contiano. Come se ne esce? Il Pd deve decidere cosa vuole fare da grande, ma d’altronde non è ancora nato del tutto, come ripeto da quindici anni. O meglio, è nato e morto subito dopo con le dimissioni di Veltroni. Ci sono stati poi tanti tentativi di darsi una qualche identità, un qualche gruppo dirigente e una qualche strategia, ma senza risultato. Vedremo ora se Letta ce la fa ma come Zingaretti è un segretario politico senza partito. Tra Conte e Draghi quindi il Pd sceglierà Draghi? Il Pd ha sempre sostenuto qualsiasi governo, l’unico punto stabile di riferimento per il Pd è stare al governo ed essere esso stesso il governo. Continuerà a farlo e certamente ne è l’asse fondamentale. Le critiche al governo di Conte lasciano il tempo che trovano perché quello che il governo deve fare e che è essenziale al paese sono le questioni occupazionali ed economiche. Che però sono legate alle riforme, come quella della giustizia, del fisco, della Pa. Le riforme sono questioni sulle quali quello che deciderà Draghi andrà bene. Ha un forte potere, basta vedere la posizione europea. Per governare bisogna avere la piena fiducia delle autorità economiche europee e del sistema finanziarie e Draghi ce l’ha. Per fare le riforme questo basta e avanza. Rimarrà in carica fino a fine legislatura? Se ci saranno ancora decisioni importanti da prendere mi auguro che Draghi vada avanti. Se tra un anno saremo finalmente usciti da questa tragicommedia del covid e si fossero avviati i programmi del recovery allora in modo tranquillo può essere che si vada a votare. Ma fino alle elezioni del nuovo presidente della Repubblica nessuno si muove di sicuro, poi si vedrà. Bisogna augurarsi che Draghi continui fino al 2023 e venga eletto un naturale successore di Mattarella. Chi potrebbe essere? Vedo nomi talmente folli che mi auguro che siano solo degli scherzi. Magari sarà l’occasione di eleggere una donna, magari non di grande carriera politica ma autorevole. Non penso a un nome in particolare ma ce ne sono. Il presidente della Repubblica in Italia è una figura che conta tantissimo, l’abbiamo visto nell’ultima ventina d’anni. È sempre stato decisivo per le sorti politiche del paese. Da Tangentopoli in poi ha svolto un ruolo decisivo a differenza i prima. Ha un potere pazzesco, quasi da semipresidenzialismo. Draghi può diventare l’aggregatore di una galassia centrista? Nei sondaggi il 40 per cento vota tra Salvini e Meloni, di che centro vanno alla ricerca? Che siano divisi o insieme, cosa vogliono fare? L’unico che può avere un risultato superiore al 5 per cento fuori dai partiti è un ipotetico movimento Conte. Renzi è ridotto ai minimi termini, Calenda non è mai esistito. Il centro è un’immagine di prima repubblica ormai sbiadita e Draghi ha una forte autorevolezza che gli è data dall’avere la fiducia dei centri economico finanziari, che in fondo sono coloro che governano le nostre vite e questo mi rassicura.