È stata nuovamente arrestata a Hong Kong la celebre attivista pro- democrazia e avvocata Chow Hang- tung, una delle vice- presidenti della Hong Kong Alliance, l’organizzazione che promuove la veglia annuale per commemorare le vittime di piazza Tiananmen del 1989.

La polizia ha revocato la cauzione per l’attivista alla vigilia del doppio anniversario di domani, quando ricorreranno i 24 anni dal ritorno di Hong Kong alla Cina e si celebrerà il centenario del Partito Comunista Cinese. Chow era stata arrestata il 4 giugno scorso - trentaduesimo anniversario della strage di piazza Tiananmen - assieme a un altro attivista di venti anni, per avere promosso la partecipazione alla veglia, non autorizzata dalla polizia ufficialmente sulla base di considerazioni di carattere sanitario legate alla pandemia di Covid- 19.

Chow era stata rilasciata su cauzione due giorni più tardi e non è chiaro se verrà nuovamente accusata: secondo una fonte di polizia citata dal South

China Morning Post, Chow deve rispondere del reato di incitamento alla partecipazione di assemblea illegale, che comporta una pena massima di cinque anni di reclusione.

La trentaseienne attivista è rappresentante legale dei tre gruppi pro- democrazia che avevano presentato richiesta alla polizia per la marcia che si sarebbe dovuta svolgere oggi a Hong Kong, evento durante il quale emerge il malcontento dei manifestanti verso l’ingerenza di Pechino, anche questa non autorizzata dalle forze dell’ordine per il secondo anno consecutivo.

Il nuovo arresto è stato confermato ai media di Hong Kong dai familiari di Chow, e giunge in coincidenza con un altro anniversario, il primo dall’entrata in vigore della criticatissima legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, imposta da Pechino il 30 giugno scorso per spegnere i movimenti pro- democrazia della città e ancora una volta condannata da Amnesty International, secondo cui la sua introduzione ha provocato una «gravissima emergenza dei diritti umani» . In un anno, ha commentato la direttrice regionale per l’Asia- Pacifico Yamini Mishra, «ha messo ong Kong su un rapido percorso per diventare uno stato di polizia «questa indiscriminata e repressiva legislazione minaccia di fare della città una terra desolata dei diritti che somiglia sempre di più alla Cina».