Dieci anni prima di essere riconosciuto innocente. È quanto accaduto a Luigi Mazzei, imprenditore calabrese assolto martedì sera dalla Corte d'appello di Catanzaro dopo essere stato condannato in primo grado a due anni di reclusione con sospensione della pena e la non menzione per bancarotta fraudolenta patrimoniale, mentre era stato assolto per altri due capi di accusa per bancarotta fraudolenta. Mazzei era stato arrestato il 30 giugno 2011 per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, false fatturazioni, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico, evasione fiscale, esportazione di capitali all'estero. Nell'inchiesta, coordinata dalla Procura di Lamezia Terme e condotta dalla Guardia di finanza, erano coinvolte a vario titolo altre 9 persone. Mazzei era stato arrestato mentre si trovava in barca, il 30 giugno 2011.

Tre le aziende sequestrate: la Cofain di Falerna, fallita nel settembre del 2010 per quasi 100 mila euro, la Inveco con sede a Roma e filiale a San Ferdinando, a Gioia Tauro, e la Temesa Hotel & Resort proprietaria del Temesa Village, sul litorale lametino. L’ipotesi era che i finanziamenti pubblici ottenuti nel 2006 attraverso la legge 488/ 92 sugli incentivi all’industria dal ministero dell’Economia e il Por Calabria dalla Regione - 7 milioni ottenuti sui 18,6 milioni richiesti - fossero stati concessi grazie a fatturazioni falsificate con sistemi definiti «sofisticati» dal procuratore lametino Salvatore Vitello e dal sostituto Luigi Maffia, che avevano ottenuto i domiciliari per Mazzei, considerato a capo di tutta l’operazione. Il 13 settembre 2017, a conclusione del processo di primo grado, Mazzei fu condannato dal Tribunale di Lamezia in qualità di amministratore della Cofain, azienda che si occupava della produzione di serramenti, pannelli fotovoltaici ed edilizia, per la sola bancarotta fraudolenta, per aver distratto dalla società, quando era già in dissesto, fondi per 69.029 euro destinandoli alla Forest, una delle sue partecipate. Per il tribunale non era stata provata la restituzione del denaro da parte della Forest alla Cofain come sostenuto dal consulente dell'imputato e da Mazzei. Il 23 gennaio 2018 gli avvocati Francesco Gambardella e Paolo Carnuccio, difensori dell’imprenditore, hanno presentato appello sostenendo, dimostrando che da parte di Mazzei non c'era stata volontà di dissipare fondi della Cofain e che il finanziamento alla Forest non era un espediente.

«Sono stato protagonista di una vicenda dolorosa, che, se da un punto di vista giudiziario si è conclusa in una bolla di sapone, ha avuto, per quanto mi riguarda personalmente, sia da un punto di vista umano che economico costi elevatissimi», ha commentato Mazzei. «Ero un fruitore di finanziamenti agevolati, probabilmente uno dei pochi che ne era riuscito a fare corretto utilizzo. È proprio su questo, a mio avviso, che ci fu nei miei confronti del fumus. Così il mio nome e la mia credibilità vennero offuscati e le mie aziende, che avevano creato posti di lavoro e indotto, generando un importante gettito fiscale nei confronti dello Stato che in questo modo si era ripreso i fondi che aveva loro elargito, andarono in sofferenza fino al fallimento e alla chiusura - ha sottolineato -. Oggi è stata riconosciuta l'assoluta legalità della mia condotta. Ma il corso della mia vita ha subito pesanti condizionamenti. La mia è una storia, come quelli di tanti altri, di ingiusta giustizia che ho deciso di raccontare in tutti i risvolti in un libro di prossima pubblicazione». A Mazzei è arrivata la solidarietà del leader della Lega Matteo Salvini: «Nove anni e otto mesi di calvario, per poi uscire pulito perchè il fatto non sussiste - ha commentato -. È la clamorosa vicenda dell’imprenditore Luigi Mazzei, arrestato nel 2011: l’ennesimo esempio di malagiustizia. Anche per questo vogliamo cambiare la giustizia, anche con i referendum».