Questa volta c’è scappato il morto. Adil Belakhdim, 37 anni, due figli, coordinatore dei SiCobas di Novara, è stato travolto da un camion davanti ai cancelli di un magazzino territoriale Lidl a Biandrate.

Cittadino italiano di origine marocchina, il sindacalista era in presidio insieme a una ventina di colleghi fuori dall’azienda per chiedere condizioni di lavoro più umane e adeguamenti salariali per gli addetti alla logistica, uno dei comparti chiave dell’economia globale, nonché tra i meno tutelati e attenzionati. E quando ieri, al mattino presto, davanti ai cancelli si presenta un trasportatore che vuole entrare in magazzino i lavoratori provano a bloccare l’accesso, come avviene in ogni picchetto. Ne scaturisce un diverbio particolarmente accesso, secondo quanto riferiscono alcuni testimoni oculari, e l’autista forza il blocco con tutto camion e travolge Adil Belakhdim, trascinandolo per alcuni metri prima di proseguire il suo percorso. Il trasportatore verrà rintracciato e fermato in autostrada dai carabinieri poco dopo. Toccherà agli inquirenti stabilire dinamiche e responsabilità, ma quanto accaduto alla Lidl di Biandrate è solo l’ultimo degli episodi violenti registrati negli ultimi mesi contro lavoratori in lotta. Quasi sempre addetti alla logistica.

Un comparto, per citare una fonte al di sopra di ogni sospetto come il Sole 24 Ore, «sfuggente, fatto di subappalti e cooperative che durano in media due anni: quando spariscono. Spesso lasciano stipendi arretrati e buchi di Tfr e trattamenti previdenziali. Ma anche quando il lavoro c’è, troppo spesso ci sono turni infiniti e infortuni. Difficile perfino fare un conto esatto degli addetti, quando si parla di logistica», recita un articolo del quotidiano di Confindustria del 2019, prima cioè che la pandemia acuisse le problematiche del settore: carichi di lavoro, da un lato, e automatizzazione dall’altro. «Adil è morto per il profitto da conseguire in ogni modo, anche con la fretta di consegnare le merci, in un clima di tensione», dice Roberto Luzzi, uno dei leader del sindacato Si Cobas milanese.

Perché la morte del giovane sindacalista è figlia di un clima che nelle ultime settimane ha visto un’escalation di scontri e aggressioni a lavoratori senza precedenti. Nella notte dell’ 11 giugno finisce a bastonate e feriti il presidio di alcuni dipendenti licenziati dall'hub della Fedex- Tnt di Piacenza, davanti al deposito di logistica della Zampieri Holding di Tavazzano, nel Lodigiano. Ancora da chiarire le dinamiche delle violenze, ma secondo i Cobas il picchetto sarebbe stato aggredito da una «squadraccia di bodyguard» arrivata appositamente, secondo la polizia si sarebbe trattato di uno scontro tra lavoratori. Due settimane prima qualcosa di analogo avviene anche a San Giuliano Milanese. Altri operai finiscono in ospedale.

Dove c’è qualcuno che protesta per non perdere il posto di lavoro arrivano le botte. Non solo nel mondo della logistica. Tre giorni fa è toccato agli operai della Texprint di Prato, da mesi accampati davanti ai cancelli della fabbrica cinese dopo il licenziamento per aver denunciato condizioni di sfruttamento, finire massacrati a calci e pugni dai loro ex colleghi intenzionati a smantellare il picchetto.

È questo, dunque, il clima in cui ieri ha perso la vita un sindacalista. E mentre la politica, a partire dal presidente del Consiglio Mario Draghi, si dice addolorata per quanto avvenuto davanti a un magazzino Lidl, i sindacati confederali proclamano immediatamente tre giorni di sciopero per tutti i dipendenti del sito. «La morte di un sindacalista, investito durante un presidio sindacale, è un fatto gravissimo, inaccettabile», dice il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, prima di chiedere interventi immediati a livello istituzionale «per ripristinare legalità e diritti in un settore dove spesso sono ignorati. Inoltre, non è più rinviabile una legge sulla rappresentanza per porre fine all’utilizzo di contratti pirata e garantire a tutti i lavoratori diritti e tutele, a partire dalle libertà sindacali».

Ma che nel settore della logistica si assista «a una escalation intollerabile di episodi di conflittualità sociale che richiedono risposte urgenti», lo spiega anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando, manifestando vicinanza alla famiglia del ragazzo ucciso. «Non è accettabile che nel nostro Paese l'esercizio delle libertà sindacali possa mettere a rischio la vita», aggiunge il ministro. Perché questa volta c’è scappato il morto, ma poteva succedere anche qualche giorno fa.