La crisi determinata dalla pandemia ha fatto emergere la necessità di ammortizzatori sociali anche per i lavoratori autonomi. I vari contributi a fondo perduto, i sostegni e i ristori, previsti dai vari decreti legge che si sono susseguiti subito dopo l’inizio dell’emergenza covid, diretti alle partite Iva, non sono altro che nuove forme di ammortizzatori sociali, per una categoria di lavoratori, gli autonomi appunto, che ne erano finora privati. Alla luce di questa consapevolezza, il ministero del Lavoro ha avviato degli incontri per discutere le linee della riforma degli ammortizzatori con le parti sociali, inclusi i rappresentanti delle varie categorie di lavoro autonomo, compresi i professionisti, e quindi gli avvocati. Finora sono stati sentiti i lavoratori di agricoltura e pesca, e quelli del settore spettacoli, ed è stato già annunciato dal ministro Orlando che nei prossimi giorni ci saranno dei tavoli con i professionisti “ordinistici” e le loro Casse previdenziali (che costituiranno l’interfaccia per i professionisti interessati ad avvalersi dei futuri ammortizzatori), nonché con i rappresentanti delle altre categorie di lavoratori autonomi. La riforma affronterà 4 temi: semplificazione delle procedure, perimetro dei soggetti coinvolti, distribuzione dei costi degli strumenti, modalità di gestione degli strumenti. Orlando punta a portare la riforma in Consiglio dei ministri entro fine luglio, per poi affrontare successivamente l’esame parlamentare di quella che sarà con tutta probabilità una legge delega. È il caso di ricordare che la precedente legge di riforma degli ammortizzatori sociali è la 183/2014, da cui sono scaturiti il decreto legislativo 22/2015, che contiene disposizioni in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati (Naspi, Dis-Coll per i collaboratori), e il D.Lgs 148/2015, che mira a collocare in un corpo normativo unico le diverse disposizioni relative agli strumenti di tutela del lavoratore in costanza di rapporto di lavoro (cassa integrazione ordinaria e straordinaria e fondo di solidarietà). A nche se non sono ancora noti gli indirizzi della riforma, che saranno con molta probabilità decisi dopo le audizioni delle parti sociali, è ragionevole attendersi che dovrà definire i seguenti temi: 1) i criteri per accedere agli ammortizzatori sociali: a) nel lavoro dipendente questi sono l’interruzione temporanea o permanente del rapporto di lavoro, ed è quindi immaginabile che anche nel lavoro autonomo essa possa aver luogo in occasione della cessazione temporanea o anticipata e definitiva dell’attività; b) nel caso del lavoro autonomo va considerato probabile che l’accesso all’ammortizzatore sociale sia limitato al non superamento di una determinata soglia reddituale, o, come per la Naspi, che la sua dimensione non superi un determinato limite (es. 1.330 euro mensili per la Naspi); 2) i criteri per la quantificazione degli ammortizzatori sociali: come per cig e Naspi è probabile che il quantum sia legato al reddito, e quindi ai contributi versati; 3) il finanziamento degli ammortizzatori sociali: è da escludere che sia lo Stato a finanziare, almeno integralmente, il welfare per le partite Iva (come invece è avvenuto per i ristori in epoca covid), ed è quindi ipotizzabile che ci saranno dei nuovi contributi da versare alle Casse previdenziali di categoria, che dovranno a loro volta assicurare la gestione in pareggio degli ammortizzatori sociali.