Dalla televisione al teatro in un dibattito a più voci con interventi di alto livello. Il libro di Alessandro Sallusti, “Il sistema”, contenente l’intervista a Luca Palamara, è stato presentato a Napoli nel teatro Sannazaro su iniziativa dell’associazione Polo Sud.

L’incontro, moderato dal giornalista Simone Di Meo, ha visto “contrapposti” esponenti della magistratura ( Carlo Nordio, Arcibaldo Miller e Luigi Bobbio) e dell’avvocatura ( Vincenzo Maiello, Domenico Ciruzzi e Nicolas Balzano). Erano presenti anche Alessandro Sallusti e Luca Palamara.

«In Italia – ha esordito Amedeo Laboccetta dell’associazione Polo Sud – c’è bisogno di verità. La giustizia incide sul nostro pil ed è necessario che funzioni bene. In qualsiasi Paese del mondo un libro come quello di Sallusti e Palamara avrebbe provocato stravolgimenti politici ed istituzionali. Da noi niente. Il Csm è silente ed Ermini Balbetta. Per questo motivo da Napoli è partita una petizione per istituire una commissione parlamentare di inchiesta sui fatti denunciati da Palamara nel suo libro. Una sollecitazione garbata dei cittadini che riguarda il futuro dell’Italia».

Il giudice del Tribunale di Nocera Inferiore, Luigi Bobbio, si è detto preoccupato su quanto sta accedendo. Nel ricordare le vicende di Palamara e dell’avvocato Amara, che stanno provocando preoccupanti scricchiolii nella magistratura, Bobbio ha rilevato che si tratta di due sintomi della stessa malattia. «Il potere di supplenza – ha ricordato – nasce con un sistema legislativo con troppe incertezze vuoi per l’insipienza della classe politica vuoi per la sua timidezza». Bobbio, in passato senatore di Alleanza nazionale, ha puntato il dito contro la brama di potere all’interno del Csm e in alcune procure. «Oggi – ha aggiunto – vediamo i sintomi di una malattia e come vengono usate, in maniera distorta e forsennata, le leve del potere. La magistratura tende a farsi egemone. È pronta a spazzare via chiunque si metta sulla sua strada. Il potere di interpretazione sta diventando sempre di più potere legislativo».

Il pericolo maggiore, secondo Alessandro Sallusti, oggi deriva da una eccessiva autoreferenzialità della magistratura sempre più distante dai cittadini: «L’intervista rilasciata da Palamara ha avuto il merito di far conoscere i problemi che affliggono la giustizia con un linguaggio chiaro, in grado di raggiungere tutti. Abbiamo constatato che l’etica della magistratura non è molto diversa da quella di altri corpi dello Stato, che la stessa magistratura molte volte attenziona e colpisce».

Il punto di vista dell’avvocatura è stato espresso con nitidezza da Nicolas Balzano. L’avvocato si accinge a tagliare il traguardo dei cinquant’anni di professione. Le due magistrature e le due giustizie, al centro delle affermazioni di Palamara, hanno dato l’opportunità a Balzano di esprimere la sua preoccupazione sul quadro poco edificante svelato dall’ex magistrato. «Il libro – ha detto – apre una finestra. Se ci scorgiamo bene, vediamo un abisso dantesco. Il sistema tesse la sua fitta trama di fili che compongono una tela, o meglio un velario che avvolge una salma mummificata rinchiusa in un sepolcro. Uno squallore di morte e una speranza di vita che induce a ribellarci». Balzano è andato giù ancora più duro nell’evocare una forma di «eversione dell’ordine costituzionale» rispetto ai fatti descritti da Salllusti e Palamara.

«Quando l’ordine giudiziario – ha commentato la toga d’oro – avoca a sé l’obbligo di assoggettare alla propria tirannia ogni altro potere, si realizza uno stravolgimento della democrazia». Esprimere, all’interno della magistratura, sdegnato silenzio rispetto a quanto accaduto, a detta di Balzano, non indica coraggio. Anzi. «La maggioranza silenziosa della magistratura – ha ricordato – che non si è attivata non è esente da critiche. La consegna del silenzio è un capitolo della codardia».