«Oggi c’è un fermento riformista che non riguarda solo gli adempimenti per il Recovery Plan e la conseguente necessità di dare alla giustizia un significato economico, ma nasce dalla consapevolezza che la giustizia deve cambiare, a cominciare dai suoi inaccettabili tempi. In questo senso, serve anche una riflessione sul concetto di "parte" nell’ambito del processo penale». Così il Sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto intervenendo alla sessione d'apertura Festival della Giustizia Penale, al via oggi per una tre giorni dedicata al tema della vittime di reato. «A fronte di una tutela civilistica più rapida, la legittimazione ad essere "parte civile" nei procedimenti penali può essere soggetta a valutazioni più stringenti e selettive, liberando così la giustizia penale da presenze non strettamente necessarie e foriere di lungaggini. A maggior ragione in considerazione di un’altra grande scommessa: la valorizzazione di forme alternative di tutela delle vittime, come la giustizia riparativa», ha aggiunto Francesco Paolo Sisto. «Il processo penale non può continuare ad essere oggetto di "hackeraggio" da parte delle tecniche di comunicazione extra giudiziarie: il processo mediatico avvelena i pozzi dei diritti di vittime ed imputati . Ecco perché, fatta salva la libertà di informazione, servono interventi per stoppare le conferenze stampa costruite sulle misure cautelari, per evitare i protagonismi di certi magistrati, per frenare le interviste sui processi in corso e per assicurare un effettivo diritto all’oblio», ha concluso sisto.