Il bilancio dei due giorni di arrivi di migranti a Ceuta, exclave spagnola in Marocco, è di 1500 minori non accompagnati che ora si trovano nei centri daccoglienza della cittadini iberica e di oltre 5.600 persone respinte al valico di Travajal o che autonomamente hanno fatto marcia indietro. Lo stesso valico è stato sigillato dalle guardie di frontiera marocchine dopo due giorni di braccio di ferro diplomatico con Madrid e la reazione delle cancellerie internazionali. Delle quarantottore di caos resterà unimmagine su tutte: quella di un bimbo di pochi mesi in balia delle onde salvato da Juanfran, un membro di 41 anni del gruppo speciale di attività subacquee della Guardia civile di Ceuta. «Quando lho preso in braccio era immobilizzato dal freddo e non sapevo se fosse vivo o morto», ha detto il soccorritore al quotidiano spagnolo El Pais, specificando che da domenica ha dormito una decina scarsa di ore in tutto, impegnato nei salvataggi in mare. La storia comincia da molto lontano, e i motivi per cui migliaia di migranti hanno assaltato il valico di terra di Ceuta e le sue coste sono da ricercare nello scontro in corso da alcune settimane tra Spagna e Marocco che riguarda il Sahara Occidentale e il Fronte Polisario, movimento nazionalista che ne reclama il controllo a scapito del governo di Rabat. Il confronto tra lo stato marocchino e il movimento va avanti da quarantanni, ma lo scorso dicembre lallora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha riconosciuto la sovranità del Marocco su quella porzione di territorio. La Spagna non ha fatto altrettanto, e anzi si è limitata ad aderire ad alcune posizioni dellOnu che riconoscono il Fronte Polisario come rappresentante legittimo del popolo saharawi, cioè quello che effettivamente abita il territorio conteso. La mossa ha mandato su tutte le furie il Marocco, che da quei giorni ha iniziato ad allentare i controlli sui propri cittadini che chiedevano di passare la frontiera ed entrare a Ceuta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata poi la decisione della Spagna di accogliere nel proprio territorio Brahim Ghali, segretario generale del Fronte Polisario, malato di Covid. E così si è arrivati alla crisi di due giorni fa, che ha portato al respingimento forzato di migliaia di migranti e allarrivo a Ceuta, una città che conta oltre 80mila persone, di altre migliaia di cittadini marocchini, tra cui molti giovani in cerca di migliori condizioni economiche dopo la pandemia. I fatti hanno innescato la polemica politica interna in Spagna, con il primo ministro socialista, Pedro Sanchez, che si è recato a Ceuta promettendo di «ristabilire lordine», come poi ha fatto, utilizzando anche lesercito. Il leader del Partito popolare, Pablo Casado, ha attribuito invece la colpa della crisi al «caos» prodotto dalle politiche dello stesso governo Sanchez. Lesecutivo spagnolo si è difeso parlando di «espulsioni di frontiera», ovvero realizzate prima che i migranti oltrepassassero effettivamente il confine.Ma secondo altre fonti i respingimenti sarebbero stati «collettivi», cioè senza dare la possibilità alle persone di fare richiesta dasilo o di ottenere un altra forma di protezione. Secondo Oscar Camps, fondatore della ong Open Arms, «più di 7mila persone hanno attraversato il confine meridionale, incoraggiate dallo stesso governo marocchino, in un altro degli innumerevoli ricatti del re Mohamed VI per continuare a comprare il silenzio internazionale di fronte alloccupazione illegale del Sahara e ottenere maggiori risorse per consolidare la sua posizione». Camps ha poi attaccato il sistema europeo di gestione dellimmigrazione, accusando Bruxelles di «farsi tenere sotto scacco da alcuni dittatori» e infine ha parlato dellaccaduto come di «un gioco politico in cui chi perde di più è il popolo marocchino utilizzato come strumento di pressione, senza alcun riguardo per la propria disperazione e miseria, per il proprio diritto di aspirare a un futuro dignitoso». Proprio lUnione europea è intervenuta per ribadire che la frontiera di Ceuta corrisponde a quella europea, sottolineando come le migrazioni siano una parte centrale delle relazioni internazionali di Bruxelles. «Quello che succede lì non è un problema di Madrid, è un problema per tutti noi, perché siamo unUnione - ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, intervistato dalla radio nazionale spagnola - è ora di realizzare un nuovo patto per le migrazioni e il diritto dasilo: la proposta è del settembre 2020 e va approvata».