Il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, spiega che «finalmente tutti si sono convinti che il coprifuoco era una misura da superare» e sulla questione delle riforme dice che «vanno fatte» e che il Carroccio «si impegnerà a farle».

Capogruppo Romeo, le decisioni sul coprifuoco innescano la polemica tra voi e Fratelli d'Italia. Come la gestirete?

La Meloni nella mozione di settimana scorsa ha chiesto di rimuovere «l’inutile misura del coprifuoco alle 22». Se voleva rimuoverla del tutto non scriveva l’orario, quindi anche lei sa che l’eliminazione sarebbe avvenuta in maniera progressiva. Di cosa stiamo parlando? È solo un tentativo di smarcarsi politicamente ed essendo all’opposizione è normale. Non abbiamo ancora capito perché non ha firmato l’odg firmato praticamente da tutti, che parlava di un progressivo allentamento del coprifuoco.

Fino a poco tempo fa anche voi spingevate per eliminarlo del tutto, no?

Quello che conta è che sarà eliminato a breve, intanto superarlo significa consentire a ristoranti e bar di poter svolgere il loro lavoro in maniera organizzata. Certo il buonsenso incitava a metterlo a mezzanotte fin da subito, ma apprezziamo altre misure come quelle sui parchi tematici, sui centri commerciali e sulle zone bianche, che non prevedono coprifuoco. D’altronde i turisti vengono in Italia nel momento in cui possono uscire la sera e divertirsi e se anche Draghi li ha invitati a passare le loro vacanze in Italia significa che da ora non si torna più indietro. Finalmente tutti si sono convinti che il coprifuoco era una misura da superare.

Nei sondaggi il sorpasso di Fratelli d’Italia non è cosi lontano. Temete per la leadership del centrodestra?

Abbiamo sempre detto che l’importante è che la coalizione sia unita. Poi la premiership andrà al partito che avrà più voti. L’importante è che lavoriamo uniti e che il centrodestra sia vincente. Poi chi prenderà più voti potrà rivendicare il ruolo di leadership. Le Politiche saranno l’occasione.

 Fino a due anni fa tuttavia voi eravate oltre il trenta per cento, con Meloni neanche in doppia cifra. Il sorpasso non sarebbe uno smacco?

I sondaggi in questo momento contano relativamente. Alle elezioni ci confronteremo. Che ci sia competizione è normale, come c’è nella coalizione di centrosinistra. Dico onestamente che questo continuo giocare a mettere in luce il fatto che Salvini perda consenso e Meloni lo guadagni forse è un tentativo di sminuire il lavoro della Lega al governo. Si vuole creare zizzania nella coalizione e si vuole costringere Salvini a lasciare l’esecutivo, ma non accadrà. Sono tutte trappole sulle quali non cadremo.

Tra qualche mese si andrà al voto in diverse grandi città. Il centrodestra può essere vincente, ma non ha ancora i nomi giusti.

Come risolverete?

I leader si incontreranno, ma sulle grandi città non è facile trovare nomi adeguati, per noi come per le altri coalizioni. È una fase complicata per tutti e l’importante è che il centrodestra studi e lavori insieme per trovare candidati che possano essere competitivi. Servono scelte vincenti a prescindere dalle appartenenze, senza star lì a giocare sul candidato di un partito piuttosto che di un altro.

Salvini ha detto che questo governo, a causa dell’ampiezza della maggioranza, non potrà fare le riforme, che invece l’Ue ci chiede per avere i fondi del Recovery. Cosa risponde?

Le riforme vanno fatte e la Lega si impegnerà per farle. Da quella della giustizia, dove alcune idee della ministra Cartabia sono molto buone, a quella del fisco e della burocrazia. Quello che ha detto Salvini è che non sarà facile, visto che su alcune tematiche abbiamo visioni opposte, ma non che la Lega non voglia farle. Il governo dovrà cercare il massimo della collaborazione possibile e non sarà semplice. Sapendo poi che su alcuni temi della giustizia sarà difficile accordarsi, come sulla separazione delle carriere, l’idea di proporre dei referendum abrogativi è un quid in più.

Crede che una volta indirizzato il piano vaccinale e il Recovery plan, come sta avvenendo, la convivenza nella maggioranza diventerà più difficile?

Noi abbiamo preso un impegno rispondendo all’appello del capo dello Stato che è quello di rimboccarsi le maniche e darsi da fare per la ripresa economica e sanitaria. Non sarà semplice e da capogruppo mi accorgo di quanto sia complicato mettere insieme idee e personalità così diverse. Ma saremo lì a fare il nostro dovere fino in fondo. Poi chi vivrà vedrà.

È fiducioso sul fatto che l’autorevolezza di Draghi possa tenere saldo il governo anche quando le cose diventeranno più complicate?

La figura di Draghi è un valore aggiunto. Ci può dare quel qualcosa in più e quella sicurezza che sicuramente è importante in una fase delicata come questa. Molto dipenderà dalle riforme e dalla volontà di mettere in moto l’Italia cambiando alcuni aspetti culturali e altrettante situazioni che l’hanno tenuta ferma negli ultimi anni. Dobbiamo far vedere che vogliamo voltar pagina.

La Cei chiede che il ddl Zan non sia affossato ma rivisto. C’è ancora spazio per la collaborazione o crede che ormai gli schieramenti siano troppo polarizzati?

Noi l’abbiamo detto fin dall’inizio. La nostra disponibilità a dialogare c’è. Abbiamo fatto una nostra proposta e in un governo di unità nazionale ci si siede attorno a un tavolo cercando di affrontare il tema in maniera pragmatica, lasciando da parte le ideologie e cercando una soluzione concreta. Con maturità, non in modo infantile e ideologico. Bisogna vedere se anche dall’altra parte la pensano in questo modo per misurarsi ma quello che conta è che la coalizione sia davanti agli altri.