Non sempre i ponti riescono a unire. Di certo, non quello sullo Stretto. E senza dubbio non il Movimento 5 Stelle, un partito senza guida, senza freni e senza punti di riferimento da troppo tempo. Così, a scaldare ulteriormente gli animi grillini - e regalare argomenti agli scissionisti di Casaleggio - ci pensa il sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, volto popolare dell’attivismo siciliano e storico esponente di quel M5S “No Ponte” che tanta fortuna portò a Beppe Grillo. Sì, perché Cancelleri, lasciando di stucco tutti i parlamentari, ha pensato bene di cancellare con un sol colpo di spugna uno degli ultimi totem della narrazione pentastellata - l’opposizione alla mega opera senza se e senza ma - aprendo senza alcun preavviso alla realizzazione del progetto entro dieci anni. «Dobbiamo dimenticarci il ponte di berlusconiana memoria con una campata sola», dice il sottosegretario. «Ora serve un altro progetto. Io non so se il ponte è una priorità, ma penso a tutti i siciliani che mi chiedono perché l’alta velocità arriva solo fino a Reggio Calabria».

La nuova linea dettata da Cancelleri fa balzare sulla sedia gli eletti. Soprattutto i parlamentari calabresi e siciliani, che sul No al Ponte ci hanno messo la faccia per anni e ora pretendono spiegazioni dal sottosegretario nel corso di una riunione convocata nella serata di ieri.

Ma chissà cosa avrà pensato il fondatore, il garante, a sentire un esponente di governo del suo partito, della sua creatura, parlare con tanto entusiasmo di Ponte. Proprio Grillo che nell’ottobre del 2012 aprì la campagna per Regionali siciliane attraversando a nuoto lo Stretto, per denunciare l’inutilità della grande opera. Un’impresa dall’incredibile impatto mediatico per il comico col pallino della politica che non solo portò proprio l’allora candidato governatore Cancelleri a sfiorare il 20 per cento delle preferenze (una novità assoluta per il panorama politico dell’epoca) ma contribuì ad accumulare quel dirompete 25 per cento alle Politiche del febbraio successivo, quando il M5S per la prima volta nella storia della Repubblica entrò in Parlamento. Perché prima ancora che NoTav, NoMuos, NoTap, NoTrivelle, il partito di Beppe Grillo è sempre stato No-Ponte.

E il “dettaglio” non può certo sfuggire a chi ha solo da guadagnarci a bombardare sulle contraddizioni del quartier generale: Davide Casaleggio. Il figlio del cofondatore non si fa sfuggire un’occasione così ghiotta per colpire sul Blog delle Stelle, ormai diventato a uso e consumo semi esclusivo di Rousseau, l’incoerenza degli ex compagni di strada. L’imprenditore inaugura una nuova rubrica, la “Blog History”, per «combattere il fenomeno della cosiddetta “amnesia selettiva politica” ricordando le battaglie raccontate nel corso degli anni su questo Blog». Dagli archivi della Casaleggio spunta un post del 2016, firmato Beppe Grillo, dal titolo La mia grande opera inutile: il traforo della Sardegna.

Nel mirino dell’ex comico c’era Matteo Renzi, all’epoca presidente del Consiglio favorevole al Ponte, insultato con linguaggio aggressivo da Movimento prima versione. «La dichiarazione del Menomato Morale (d’ora in poi ci si riferirà a lui come MM) a favore del ponte sullo Stretto è un manifesto politico», scriveva il garante cinque anni fa, senza neanche immaginare che un giorno il suo partito, dopo un governo con la Lega e uno col Pd, avrebbe amministrato il Paese anche insieme a Mario Draghi e proposto la realizzazione dell’opera. «È il trionfo del nulla politico che i partiti hanno da offrire in un Paese che ha il record di disoccupazione, soffocato dal debito, con dieci milioni di poveri, che ha perso il 22 per cento della produzione industriale dall’inizio della crisi», spiegava Grillo con una determinazione oggi ripescata dal figlio di Gianroberto per mettere il Movimento alla berlina. «Non può essere una cosa seria. È un gioco a chi dice la boiata più grossa nel momento più drammatico del nostro Paese dal dopoguerra».

Casaleggio mette il dito nella piaga pentastellata a poche ore dalla riunione congiunta di deputati e senatori 5S con Cancelleri, giocando di sponda con Alessandro Di Battista che sul No al Ponte ha costruito parte della sua credibilità barricadera. Per il patron di Rousseau è un goal a porta vuota: dividere sui grandi temi un fronte già lacerato e senza prospettive certe. E mentre Conte studia ancora le mosse giudiziarie per entrare in possesso dell’elenco degli iscritti, il proprietario della piattaforma si diverte a demoralizzare l’avversario, lavorando al contempo alla nascita di un nuovo progetto politico “controvento” che riorganizzi i delusi. A Grillo non resta che guardare lo spettacolo dalla platea. Sul palco ci sono altri protagonisti.