Mi chiesero: «Lei è responsabile dei reati che le sono ascritti? Risposi veloce: «Sì». Non era vero, e lo sapevano anche loro ma non importava. Cera il reato associativo e questo bastava. E con il concorso morale, di qualunque gesto fosse stato responsabile uno di noi, ne eravamo tutti colpevoli. Daltra parte, anche noi la pensavamo così: loro erano una associazione, loro erano tutti colpevoli, quanto meno per concorso morale. Gli uni e gli altri, ci eravamo comportati di conseguenza. Trovo singolare che dopo gli arresti di Parigi non si faccia che parlare delle responsabilità personali: tutti i processi per i fatti degli anni di piombo sono stati segnati da questa legge delluniversale. Per questo, solo unaltrettale legge universale, una amnistia, può restituire ciascuno alla propria personale responsabilità, alla propria colpevolezza o innocenza. Se ne era discusso a lungo, nel camerone, nelle celle, nelle gabbie dei processi. Innocenti, non eravamo: non lo eravamo di fronte alla nostra coscienza, alla nostra consapevolezza, alla nostra responsabilità. Qualcuno si infiammava: la storia ci giudicherà. La retorica funziona come le cure palliative: non serve, ma è meglio che niente. ma non ci sentivamo colpevoli: anche da vinti. Daltronde, che fossimo vinti era evidente: eravamo in ceppi. Eppure, non eravamo peccatori. Agostino dice che non cè scampo al peccato persino la donna che ci ha portato in grembo era peccatrice, come potremmo essere noi, innocenti? Abbiamo perso Dio una volta, e per sempre. Essere gettati nel mondo è essere gettati nella colpa, nel peccato. eppure, Gesù dice: «Cambiate, diventate bambini» (Matteo, 18). Cè dunque una innocenza che si conquista. Non è una innocenza in purezza che non si dà in natura. E, forse, non emenda le colpe. Ma linnocenza conquistata dovrebbe avere pari diritto, e lo dico in senso proprio, dellinnocenza per caso. Perché nella turbolenta storia che ci ha attraversato, spesso solo il caso ha deciso dove ci trovassimo e di quale colpa ci macchiassimo. Gli arrestati di Parigi sono innocenti. Lo sono stati per trenta, quarantanni. sono cambiati, sono diventati bambini.