È entrato nel vivo nelle ultime settimane il dibattito sulla riforma della giustizia tributaria. Ad accelerare la discussione, il Recovery plan che verrà approvato nel prossimo Consiglio dei ministri e il conseguente Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Una occasione unica”, come è stato da più parti ricordato. La giustizia tributaria è strategica per il Paese. Il valore del contenzioso, infatti, è attualmente di circa 40 miliardi di euro, oltre due punti percentuali di Pil. Sono 60mila i professionisti che gravitano intorno al processo tributario: quasi 38mila dottori commercialisti, tra i 3 e i 4mila avvocati, almeno 15mila consulenti del lavoro. I giudici tributari sono circa 2800.

Per mettere mano ai problemi che affliggono il settore, i ministri della Giustizia e dell’Economia, Marta Cartabia e Daniele Franco, hanno nominato nei giorni scorsi una commissione. Fra le priorità, quella di diminuire l’arretrato esistente presso la Sezione tributaria della Cassazione, ormai la metà di tutto il contenzioso civile.

La commissione, presieduta dal professor Giacinto della Cananea, ordinario di Diritto amministrativo alla Bocconi e attuale componente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, si riunirà per la prima volta questa mattina e terminerà i lavori il prossimo 30 giugno. Attualmente, comunque, sono diversi i disegni di legge di riforma depositati presso i due rami del Parlamento. Le commissioni Finanze di Camera e Senato, nell’ambito della riforma dell’Irpef, nei mesi scorsi avevano esteso le audizioni anche alla riforma della giustizia tributaria. Fra le proposte in discussione, si segnala quella dell’Uncat, Unione nazionale Camere avvocati tributaristi, presentata ieri alla sala stampa di Montecitorio. Alcune parti della proposta dell’Uncat sono confluite nel testo depositato da Forza Italia alla Camera, relatrice Giusi Bartolozzi.

La proposta dell'Uncat

L’impianto del sistema fiscale italiano risale al 1969. La giustizia tributaria agli inizi degli anni Novanta, quando vennero istituite le Commissioni tributarie provinciali ( per il primo grado di giudizio) e regionali ( per l’appello). I giudici tributari, a differenza di quelli delle altre giurisdizioni, non sono di “ruolo”. La composizione è mista: 60 per cento composto da magistrati dalle varie giurisdizioni e il resto da professionisti. Secondo l’avvocato Antonio Damascelli, presidente dell’Uncat, «qualsiasi riforma non può prescindere dalla diversa collocazione della giustizia tributaria. La circostanza che il ministero dell’Economia sia contemporaneamente ente erogatore degli emolumenti ai giudici tributari per il lavoro svolto in sede giurisdizionale e parte protagonista del processo tributario con l’Agenzia delle entrate, appanna il principio costituzionale della terzietà del giudice. Solo con una diversa collocazione della magistratura tributaria», fa notare Damascelli, «si potrà avere una effettiva autonomia e indipendenza». La soluzione proposta è dunque di «collocare la giustizia sotto la presidenza del Consiglio dei ministri». Il secondo step riguarda la fine dell’impegno onorario e la «professionalizzazione» della giurisdizione con giudici di ruolo e non più «part time».

Nella relazione illustrativa del professor Angelo Cuva, vicepresidente Uncat, i giudici tributari «dovranno essere assunti per concorso pubblico e con possibilità di carriera». Modifiche sono previste al rito: «Giudizio monocratico, affidato a giudici di ruolo, per le cause fino a 50mila euro, a giudici onorari per quelle fino a 5.000». Riforma in vista, poi, per il Cpgt, l’organo di autogoverno: nel testo della deputata Vita Martinciglio ( M5s), avrà un ruolo importante, provvedendo alla formazione e specializzazione dei giudici tributari. Maggiore autonomia del Cpgt è stata chiesta in più occasioni anche dall’attuale presidente Antonio Leone.

Una riforma della giustizia tributaria non potrà, però, prescindere da una completa riforma del sistema fiscale, come ricordato da tutti i parlamentari presenti alla presentazione del testo di Uncat, fra cui Luigi Marattin ( Italia viva), presidente della commissione Finanze della Camera, Massimo Bitonci ( Lega) e la citata Martinciglio, componenti della predetta commissione.

E di una riforma fiscale incardinata sulla riduzione delle aliquote Irpef, con la previsione di una “no tax area” per i redditi più bassi, l’estensione delle deduzioni, delle detrazioni e del regime dei minimi, con l’Imu sugli immobili strumentali completamente deducibile dal reddito professionale, ha parlato ieri l’Ocf, Organismo congressuale forense, coordinato dall’avvocato Giovanni Malinconico.