Considerare i tifosi di calcio come "amanti del miglior spettacolo possibile" e' stata una delle bucce di banana su cui sono scivolati i promotori della Super League, la competizione europea d'e'lite che prometteva di rivoluzionare il mondo del pallone, costretti definitivamente a fare un passo indietro, dopo le prese di posizioni di appassionati e politici. E' proprio in Inghilterra, la' dove il calcio e' nato, che la lotta si e' fatta piu' aspra. Boris Johnson, premier britannico, si e' schierato fin da subito contro i dodici 'paperoni' del calcio, per "proteggere i tifosi" e "il calcio che tanto amiamo". Posizioni simili sono state espresse fin da subito da Mario Draghi, Emmanuel Macron e altri leader politici oltreche' dai vertici di Uefa e Fifa. lle parole della politica sono seguite le azioni "fisiche". Centinaia di supporters del Chelsea, prima della sfida di Premier League con il Brighton, hanno bloccato il bus della squadra diretto allo stadio per assicurarsi che i giocatori fossero "dalla loro parte". Il patron dei blues, Roman Abramovich, ha sottolineato l'importanza dei loro gesti: "Avendo parlato a lungo con tifosi e azionisti, e considerato che abbiamo sempre lavorato con la comunita' non faremo nulla che vada contro di loro. Li abbiamo ascoltati". Una posizione espressa anche dal capitano del Liverpool, Jordan Henderson, che su Twitter ha espresso la "contrarieta'" collettiva dello spogliatoio al progetto. I giocatori hanno concluso la loro nota con il motto storico "You'll never walk alone", per una volta dedicato ai tifosi impegnati in questa battaglia fuori dal campo e non viceversa. I giocatori del Leeds, gli ultimi sfidanti della squadra di Liverpool, hanno indossato nel riscaldamento una maglietta con la scritta "guadagnatela" con il logo della Champions League in bella mostra alludendo al diritto meritocratico di qualificazione alle coppe europee che la Super League avrebbe cancellato. Le iniziative sono proseguite anche online con una serie di petizioni che hanno raccolto quasi 200mila firme complessive sulle piattaforme Change.org e 38Degrees. Ed e' leggendo i commenti lasciati dai fan su Facebook, Twitter, Instagram e, fisicamente, fuori dagli stadi, che le societa' si sono convinte per il dietrofront. Scritte, corredate di sciarpe e bandiere, sono spuntate ovunque diventando veri slogan: "Siamo tifosi, non clienti"; "Il calcio appartiene a noi, non a voi"; "Questo non e' il club che amiamo". Una voce corale, espressa in tante lingue, che ha unito appassionati in tutta Europa, da Madrid a Torino, da Londra a Barcellona. E non e' un caso che il Milan, una delle tre squadre italiane aderenti al progetto, abbia giustificato la sua uscita dalla Super League citando espressamente "la voce e le preoccupazioni dei tifosi in tutto il mondo" definite "forti e chiare" che hanno fatto cambiare la sensibilita' della societa'. "Ogni Club" si legge sul comunicato "deve rimanere sensibile e attento all'opinione di chi ama questo meraviglioso sport". E stavolta sono stati proprio i tifosi i primi a ricordarlo