Le autorità federali sanitarie americane hanno chiesto l’immediato stop dell’uso del vaccino di Johnson&Johnson contro Covid-19, dopo che si sono registrati 6 casi di trombosi a due settimane dal vaccino, in combinazione con valori bassi di piastrine. Si tratta in tutti i casi di donne tra i 18 e i 48 anni. Secondo quanto riporta il New York Times, una donna è morta e un’altra è ricoverata in gravi condizioni in Nebraska. In una dichiarazione congiunta, il Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) e la Fda (Food and Drug Administration) riferiscono che indagano sui casi di trombi riscontrati. La commissione consultiva del Cdc per le pratiche di immunizzazione si riunirà domani, mercoledì, per discutere di questi casi. «Finché il processo non verrà completato, raccomandiamo una pausa nell’uso di questo vaccino per abbondanza di prudenza», affermano nella dichiarazione congiunta la dottoressa Anne Schuchat, vice direttrice principale del Cdc, e il dottor Peter Marks, direttore del Center for Biologics Evaluation della Fda. La società Johnson&Johnson ha quindi annunciato il rinvio delle consegne delle dosi del suo vaccino in Europa: «Abbiamo esaminato questi casi con le autorità sanitarie europee», ha affermato la società, e «abbiamo deciso di ritardare in modo proattivo il lancio del nostro vaccino in Europa». Centinaia di migliaia di dosi sarebbero dovute arrivare in Europa nelle prossime settimane. Il ritardo è un ulteriore colpo alle campagne di vaccinazione nei paesi membri dell’Unione Europea, che sono stati afflitti da carenze di approvvigionamento, problemi logistici e preoccupazioni per insoliti coaguli di sangue in un piccolo numero di persone che hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca. L’Ue ha ordinato 200 milioni di dosi di Johnson&Johnson nel 2021. Il Regno Unito ne ha ordinate 30 milioni, ma le autorità di regolamentazione non hanno ancora dato il via libera al farmaco. L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha dichiarato, in seguito all’annuncio degli Stati Uniti, che «al momento non è chiaro se esista un nesso causale tra la vaccinazione con il farmaco contro il Covid-19 di Johnson&Johnson e i casi di coaguli di sangue». Il comitato per la sicurezza dell’agenzia europea «sta indagando e deciderà se potrebbe essere necessaria un’azione normativa», ha comunicato l’Ema in una e-mail all’Associated Press Intanto le 184mila dosi del vaccino Johnson & Johnson arrivate oggi in Italia si trovano nell’hub della Difesa a Pratica di Mare, dove rimarranno «stoccate» in attesa delle verifiche sui rari eventi avversi segnalati. «Nei nostri container le dosi possono essere conservate fino a due anni, c’è tutto il tempo per gli accertamenti del caso e poi procedere», ha spiegato a Rainews 24 Stefano Sbaccanti, della struttura commissariale per l’emergenza Covid. «La campagna vaccinale prosegue - ha aggiunto - ci sono aumenti rispetto alle prime stime, tutte le dosi che arrivano andranno alle Regioni».  Le dosi di questo primo lotto diretto all'Italia sono immagazzinate nei container del freddo a una temperatura di -20 gradi, in attesa che vengano fatte le verifiche sulla sicurezza del vaccino e che quindi possano essere distribuite alle Regioni. Dalla struttura del commissario Francesco Paolo Figliuolo, però, rassicurano sul fatto che la campagna di vaccinazione procederà come previsto sottolineando che le fiale di J&J sono solo una piccola parte e che ci sono altri vaccini - 4 milioni di dosi tra Pfizer, Moderna e Vaxzevria (ex AstraZeneca) - che saranno consegnati tra il 15 e il 22 aprile alle strutture sanitarie di tutte le Regioni. Il siero J&J, la scheda È l’unico vaccino antiCovid monodose disponibile. Può essere conservato in frigorifero e può essere somministrato a tutte le persone con un’età superiore ai 18 anni. Ecco l’identikit del vaccino Johnson & Johnson: è il quarto vaccino approvato dall’Ema dopo Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Un siero molto atteso per la facilità di conservazione e, appunto, per il fatto che è necessaria una sola dose. Il vaccino J&J utilizza una tecnologia diversa da quella dei vaccini a Rna prodotti da Pfizer/BioNTech e Moderna. Si tratta infatti di un vaccino a vettore virale, proprio come AstraZeneca: un frammento di Dna corrispondente alla proteina Spike, la chiave con cui il virus Sars-CoV-2 entra nelle cellule, viene inserito in un virus innocuo per l’uomo e opportunamente modificato. Il virus infetta le cellule umane e il DNA viene così letto e tradotto in proteina. Quest’ultima è l’antigene contro cui poi monta la risposta immunitaria. Dai trial clinici condotti, che hanno coinvolto all’incirca 44mila persone, l’efficacia del vaccino Johnson & Johnson è risultata pari a circa il 66 per cento. Ma contro la variante sudafricana la percentuale di efficacia scende, intorno al 57 per cento. Tuttavia, si stima che il vaccino possa prevenire le forme gravi di Covid fino al 77 per cento dopo 14 giorni dalla somministrazione e almeno all’85 per cento dopo 28 giorni. La Johnson & Johnson dovrebbe fornire all’Unione Europea 200 milioni di dosi entro la fine del 2021 e all’Italia ne spetta una quota proporzionale alla sua popolazione. Dopo la prima tranche da 184 mila dosi, sbarcate oggi a Pratica di Mare, secondo l’ultimo aggiornamento del piano vaccinale arriveranno nel nostro Paese nel secondo trimestre 7,3 milioni di dosi, cui seguiranno 15,9 milioni di dosi nel terzo trimestre e 3,3 milioni nel quarto, per un totale di 26,5 milioni di dosi entro il 2021. In totale, entro la fine di giugno l’azienda americana dovrebbe consegnare all’Ue 55 milioni di fiale, ma a causa di problemi nella catena di produzione non è escluso che ci possano essere dei ritardi, così come è successo negli Usa.